Il mercato delle armi fuori controllo (anche della camorra): ecco perché la violenza giovanile potrà solo peggiorare

Roberto Saviano dopo l’omicidio di Santo Romano parla dei “bravi ragazzi” di Napoli. E di una città inondata di armi, finite nelle mani di bambini.
A cura di Redazione Napoli
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«Santo Romano, 19 anni, portiere di una squadra di calcio, è stato ucciso senza motivo a San Sebastiano al Vesuvio. Un ragazzo innocente che pare fosse lì per calmare un conflitto nato da un pestone a un piede. Questo episodio segue di poche settimane l'omicidio di Emanuele Tufano, morto in circostanze completamente diverse. Quest'altro omicidio non ha suscitato attenzione né dal governo regionale né da quello nazionale. Non si sono sentite prese di posizione dirette dalla presidente del Consiglio Giorgia Meloni, dal presidente della Regione Campania Vincenzo De Luca o dal ministro degli Interni Matteo Piantedosi. Dopo questo video, forse, arriveranno parole retoriche, ma manca una visione, una presa di responsabilità».

Roberto Saviano si occupa di parole ma anche del loro contrario: di silenzi. A Fanpage racconta lo scenario che in questi giorni vede cadere vittime giovanissime, morti per futili motivi o per guerre di gang. Il suo è un atto d'accusa contro la politica dei "modelli" securitari e non sociali ed è al tempo stesso una disamina degli elementi che hanno portato ad un fatto incontrovertibile: Napoli e la sua provincia sono piene di armi. Spesso in mano a ragazzzini.

Il modello Caivano di Meloni è fallito

«Il "modello Caivano" è fallito» dice  l'autore de "La paranza dei bambini". E spiega ai microfoni di Fanpage: «Non c'è prevenzione, analisi, conoscenza, né assunzione di responsabilità. Quello che è accaduto a San Sebastiano al Vesuvio è molto simile a quanto avvenuto a Mergellina un anno fa. Francesco Pio Maimone, vittima come Santo Romano, è stato coinvolto in un alterco simile: le sue scarpe nuove sono state sporcate, ha estratto una pistola e, provocato da chi gli diceva che fosse finta, ha iniziato a sparare a caso, colpendo al petto un ragazzo che stava seduto al tavolo con un amico, che è morto all'istante».

Cosa è accaduto al mercato delle armi a Napoli e provincia

E veniamo a pistole e coltelli. «Napoli è una delle città più armate d'Italia e d'Europa» dice Saviano. Le armi sono facilmente accessibili, come mostrano i sequestri delle forze dell'ordine. Invece di dare la colpa all'hip hop o ai media, bisogna esaminare le radici delle contraddizioni sociali e come vivono le nuove generazioni.Una pistola sul mercato nero può costare fino a 5000 euro, una cifra non facilmente raggiungibile per un ragazzo di famiglia non camorrista e povera. Ciò suggerisce che il mercato delle armi a Napoli non è più sotto il controllo diretto dei clan. Chi compra un'arma è comunque monitorato dalle organizzazioni criminali, per capire l'uso che ne farà».

E conclude: «Le armi che arrivano a Napoli provengono soprattutto dall'Est Europa. L'aumento dei sequestri post-Covid indica che durante la pandemia le organizzazioni si sono armate, temendo conflitti per la scarsità di mercati. Quello che sta succedendo è allarmante: le organizzazioni criminali permettono e vogliono che i giovani delle paranze siano armati. La politica manca di una strategia per attirare questi ragazzi verso lo sport, l'intrattenimento o l'educazione. Invece, li spinge verso la disoccupazione e un ambiente dove l'unico capitale è il potere e la paura. Le scarpe costose diventano un simbolo di status, e l'accesso alle armi traduce i valori di seduzione e potere in strumenti di violenza. La situazione sta degenerando e nei prossimi mesi e anni potremmo assistere a un'escalation di violenza inimmaginabile, senza che la politica sembri capace di intervenire».

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