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Il killer di Castellammare di Stabia confessa altri omicidi nella sua tesi di laurea. Ora l’Antimafia indaga

Acquisita dalla Direzione Distrettuale Antimafia la tesi di laurea di Catello Romano, l’uomo in carcere per il delitto di Gino Tommasino, consigliere comunale Pd. Nella sua tesi, scritta in carcere, ha confessato altri tre omicidi.
A cura di Giuseppe Cozzolino
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Immagine di repertorio
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La Direzione Distrettuale Antimafia ha acquisito la tesi di laurea di Catello Romano, il detenuto che ha conseguito il titolo in sociologia con un testo intitolato "Fascinazione Criminale". Una laurea che ha suscitato diverse "perplessità" dal momento che Romano, in carcere per l'omicidio del 2009 di Gino Tommasino, all'epoca consigliere comunale del Partito Democratico a Castellammare di Stabia, nel napoletano, ha anche "confettato" altri delitti. Gli investigatori, dunque, vogliono leggere nel dettaglio la tesi di laurea del 33enne, anche lui stabiese, che deve scontare ancora una decina d'anni di carcere.

Secondo quanto riportato nella sua tesi di laurea, i cui stralci sono stati pubblicati in queste ore da vari quotidiani, Catello Romano ammette di aver fatto parte del commando che uccise altre tre persone in due agguati: nel primo, avvenuto il 28 ottobre 2008 a Gragnano, persero la vita Carmine D'Antuono, 58 anni, noto come o' lione e considerato affiliato al clan Imparato, e Federico Donnarumma, 42 anni, colpito per errore; nel secondo, avvenuto nella notte tra il 5 e il 6 dicembre sempre del 2008, venne invece ucciso Nunzio Mascolo, 40 anni, ritenuto affiliato al clan D' Alessandro.

Proprio per queste confessioni la Direzione Distrettuale Antimafia vuole vederci chiaro, perché gli elementi riportati da Catello Romano potrebbero permettere di risolvere alcuni casi di cronaca rimasti finora senza soluzione. Catello Romano era stato arrestato nell'ottobre del 2009: aveva manifestato fin da subito la volontà di collaborare, per poi cambiare idea subito dopo e fuggire, calandosi da una finestra dell'albergo di Brindisi dove si trovava, sorvegliato dalle forze dell'ordine. Romano era poi stato riacciuffato dopo alcune settimane di latitanza, ma da allora non ha voluto più proseguire con la collaborazione con la giustizia.

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