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Al Gran Caffè Gambrinus di Napoli restituiti i locali di via Chiaia sottratti 85 anni fa dai fascisti

Riacquisiti i locali di via Chiaia 3 e 4, grazie ad una donazione della Città Metropolitana. Oggi la consegna da parte del sindaco Manfredi.
A cura di Pierluigi Frattasi
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Il Gran Caffè Gambrinus di piazza del Plebiscito a Napoli torna alla grandezza originaria. Restituiti i locali storici di via Chiaia dopo 85 anni. Si tratta dei civici 3 e 4 di via Chiaia, che un tempo costituivano un unico corpo con il Gran Caffè Gambrinus, al piano terra del Palazzo della Prefettura, edificio che rientra nel patrimonio della Città Metropolitana di Napoli. La donazione è stata fatta dalla Città Metropolitana di Napoli.

Oggi la consegna da parte del sindaco Gaetano Manfredi dei nuovi locali, che in precedenza avevano ospitato varie attività, tra queste anche una merceria. Presente alla cerimonia il Consigliere Metropolitano Delegato al Patrimonio, Antonio Sabino, oltre ai titolari dello storico Caffè. Il progetto di restauro prevede di riprendere la stessa estensione avuta fino al periodo antecedente alla Seconda Guerra Mondiale e di ripristinare le antiche decorazioni.

Italia Nostra: "Un grande risultato"

Esultano anche gli ambientalisti di Italia Nostra, che in una nota scrive:

La Città metropolitana di Napoli, anche optando per non discutere il ricorso al Tribunale amministrativo regionale promosso da Italia Nostra, ha fatto valere le ragioni della tutela espressamente descritte nel decreto di vincolo storico/monumentale del 1989 del Gran Caffè Gambrinus, procedendo all’annullamento della gara che si era conclusa con l'assegnazione dei locali al precedente locatario, e all’affidamento oggi degli ultimi due locali al Gran Caffè Gambrinus.

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La storia del Gran Caffè Gambrinus di Napoli

Il Gran Caffè Gambrinus sorge all'interno del Palazzo della Prefettura di Napoli, in passato Palazzo della Foresteria, all'angolo tra piazza del Plebiscito, piazza Trieste e Trento e via Chiaia. Si tratta di un palazzo monumentale di Napoli costruito agli inizi dell’800, precisamente nel 1815, su progetto dell’architetto neoclassico Leopoldo Laperuta (1771-1858), quando il Re Ferdinando I decise di erigere un fabbricato – sul terreno ricavato dal preesistente convento di Santo Spirito, sorto nel 1326 – per ospitare i forestieri che venivano a visitare la corte borbonica.

I locali sottratti dal regime fascista

Nel 1890, su progetto di Antonio Curri e la partecipazione di 43 collaboratori tra scultori e pittori, al pian terreno dell'edificio fu realizzato il Caffè Gambrinus che prosperò fino al 1938, allorquando il prefetto Giovanni Battista Marziali ne ordinò la chiusura perché considerato luogo antifascista. Da quel giorno i locali furono ceduti in parte al Banco di Napoli, in parte ad altri esercizi.

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Dagli anni '50 si è assistito a un progressivo recupero, che ha portato il Caffè a essere quello che è oggi. L’atto firmato questa mattina può, adesso, 85 anni dopo il suo smembramento, costituire il primo passo per il recupero della sua dimensione originaria, mantenendo la funzione di caffè letterario e di promotore di iniziative culturali nel salotto della Città. “L’evento segna un'altra importante tappa nel processo di valorizzazione dei beni del patrimonio dell’Ente – ha affermato il Consigliere Delegato Sabino – e, considerato il particolare interesse storico dell’immobile, è foriero di nuove forme di partecipazione e condivisione di progetti e iniziative in un percorso di valorizzazione di più ampio respiro, per il rilancio culturale di tutta l’area metropolitana”.

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