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Il giovane del clan rimproverato: “Parli di affiliati al telefono? Come lo spieghi al giudice?”

I Troncone di Fuorigrotta cercavano di evitare le comunicazioni al telefono, temendo le intercettazioni; per aggirare le indagini usavano anche la chat della PlayStation.
A cura di Nico Falco
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Immagine di repertorio
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Il clan Troncone di Fuorigrotta era estremamente attento alle intercettazioni telefoniche, tanto da ricorrere alle comunicazioni de visu ogni volta possibile e da usare persino la chat della PlayStation piuttosto che i cellulari. Direttive che arrivavano dai vertici e coinvolgevano a pioggia tutti i gregari, ma poteva capitare che qualcuno, per inesperienza, le disattendesse. Come è successo nel caso di un giovane che, al telefono, usa la parola "affiliati" e viene subito ripreso da chi si trova con lui. La circostanza è riportata nell'ordinanza eseguita dai carabinieri ieri mattina, 15 aprile, nei confronti di 24 persone, ritenute legate sia al clan di Fuorigrotta sia ai Frizziero della Torretta, organizzazione criminale simbiotica coi Troncone.

La conversazione, intercettata in ambientale, risale al 19 luglio 2020. A parlare sono Giuseppe Troncone, figlio del capoclan, (destinatario col padre Vitale dell'ordinanza eseguita ieri) e il cugino, Andrea Merolla, indagato ma nei confronti del quale non si è proceduto in quanto deceduto in un agguato nel novembre 2021; coi due c'è un terzo ragazzo, al momento non identificato, che è al telefono.

E il giovane, parlando con un'altra persona, riferisce di essere insieme a "due affiliati". Termine, ovviamente, vietatissimo perché indica proprio l'appartenenza a un clan. I due glielo fanno subito notare, rimproverandolo: se la telefonata fosse intercettata, gli dicono, una volta davanti al giudice non avrebbe potuto certo dirgli che stava scherzando e sperare di convincerlo.

Il ragazzo prova a giustificarsi,  dice che è un numero nuovo, facendo intendere che non è possibile che sia stato già individuato dalle forze dell'ordine e quindi sottoposto ad intercettazione, ma gli altri insistono: rischiano il "quattro e sedici", con riferimento all'articolo del codice penale 416, quello dell'associazione per delinquere. Per il gip da quelle parole emerge la consapevolezza dei ragazzi di fare parte di un gruppo organizzato, guidato da Giuseppe Troncone.

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