Campi Flegrei

Il geologo Mario Tozzi: “Ai Campi Flegrei la conoscenza del rischio era chiara”

Il geologo e divulgatore Mario Tozzi a Fanpage.it: “Scosse ripetute sullo stesso edificio danneggiato possono avere un effetto peggiore che una singola scossa molto forte”
A cura di Redazione Napoli
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Mario Tozzi
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Mario Tozzi è una delle voci più chiare e forti della geologia in Italia. Sui Campi Flegrei non ha mai cambiato idea: il rischio c'è, si conosce da anni, occorre esserne consapevoli. E al tempo stesso non è stato fatto abbastanza per mitigarlo. Che significa? Vie di fuga, esercitazioni di massa, consapevolezza e cultura del rischio in una area che lo studioso, saggista, conduttore e autore televisivo non esita a definire «la più pericolosa d'Italia per le eruzioni vulcaniche». A Fanpage.it, interpellato sull'attuale, preoccupante, fase della caldera flegrea, spiega: «La conoscenza del rischio era chiara. Non dovevano venire così tante persone. Più di mezzo milione di persone sono a rischio».

La domanda è quella che la logica e la cronaca impone: recentemente c'è stata una scossa di magnitudo 4.4 che è stata la più forte degli ultimi quarant'anni. Come mai si è verificato proprio adesso questo fenomeno? Cosa può accadere dopo una scossa di questo tipo e soprattutto come deve comportarsi la gente in relazione a questo evento?

Spiega Mario Tozzi: «Noi non possiamo sapere il motivo esatto per cui c'è stata una scossa così forte ai Campi Flegrei adesso, perché queste scosse sono un corteo sismico che si accompagna al rigonfiamento del suolo che qui ha un valore di circa 2 cm al mese. È presumibile che queste scosse continuino e che ce ne siano di questa magnitudo, anche se più raramente. Addirittura, eccezionalmente, si potrebbe anche superare quella magnitudo. Non possiamo mettere in relazione questo tipo di scosse con una particolare attività della colonna magmatica sotto terra. È questo che non riusciamo a mettere in luce adesso. E fa tutta la differenza al mondo. Un conto è se questo terreno si sta gonfiando perché è proprio la colonna del magma che spinge per risalire: allora lì vuol dire che si approssima un'eruzione. Oppure, invece, è soltanto la testa di questa colonna magmatica, sono soltanto i fluidi che spingono loro stessi per salire: allora qui in quel caso ci sono possibilità di ridiscesa, non necessariamente sarebbe un'eruzione».

Continua il geologo, volto di "Sapiens" su Rai3:  «Anche se i terremoti ci possono essere, dunque ci sono due rischi: quello sismico entro certe fasi e, eventualmente, in una fase che adesso non possiamo certamente prevedere, quello eruttivo. In ogni caso, da qui ai prossimi mesi, alle prossime settimane, se ci dovesse essere un'eruzione che si prepara, noi avremo almeno 72 o più ore per poterla prevedere, dunque ci sarebbe tutto il tempo di mettere in atto i piani di evacuazione, a patto che questi siano stati adeguatamente esercitati, cosa che è avvenuta in maniera non continuativa come si sarebbe dovuto fare. Infine, per ciò che riguarda le persone, se hai costruito bene allora il problema dal punto di vista sismico non c'è, perché con queste magnitudo una casa costruita bene non subisce neanche danni considerevoli».

Il tema è ovviamente anche la qualità e le condizioni delle costruzioni di Napoli Ovest, di Pozzuoli, di Bacoli e del resto dell'area flegrea, oggi sollecitate dagli sciami sismici: «Il problema è che lì le case sono costruite male e ristrutturate peggio, quindi andrebbe fatta una revisione di tutti gli edifici perché non abbiano a subire danni, addirittura feriti, con queste scosse anche se non così grandi di magnitudo. Scosse ripetute sullo stesso edificio danneggiato naturalmente possono avere un effetto peggiore che una singola scossa molto forte, specialmente se sono ripetute molto nel tempo».

La sua idea è chiara: andava fatto di più e prima per mitigare il rischio. Anzitutto ridurre la densità di popolazione in un'area dove è oggi una delle priorità è adeguare le vie di fuga, insufficienti. Conclude Mario Tozzi: «Quella è la zona più pericolosa per eruzioni d'Italia e dunque lì bisogna stare attenti. Bisognava probabilmente non andare a vivere in così tanti in quel posto, anche se ci si vive da 2000 anni. Bisognava anzi fare in modo di non accentrare popolazione lì».

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