Il direttore del 118 all’Asl Napoli 1: “Carenza personale, non possiamo garantire postazioni”
È una fase davvero turbolenta per il servizio del 118 in Campania, il ritiro dello sciopero proclamato da tutti i sindacati di categoria per il 26 marzo, in merito alle trattenute salariali sugli arretrati, non ha calmato le acque. Sono tanti e diversi i fattori che agitano un mondo che nella pandemia da Coronavirus, ha un ruolo strategico importantissimo. L'inchiesta di Fanpage.it "Croce Nera" ha iniziato a scoperchiare diverse irregolarità sulla gestione dei trasporti da parte delle associazioni di volontariato e delle società private. Poi la nuova gara d'appalto per il servizio di 118 dell'Asl Napoli 1, ha visto l'ingresso dei siciliani di Italy Emergenza, First Aid One e Heart Life Croce Amica, con l'esclusione di gestori storici come Croce Rossa Italiana e Bourelly. Infine l'ennesima novità, l'Asl Napoli 1 non riesce più a garantire il servizio.
Il documento: "Non possiamo garantire tutte le postazioni 118"
L'Asl Napoli 1 gestisce con mezzi e personale proprio circa il 60% delle postazioni di 118 nella città di Napoli. Nello specifico le postazioni in carico al servizio pubblico prevedono: 6 postazioni di attività primaria, i servizi di pronto soccorso e i trasporti secondari dell'Ospedale del Mare, San Giovanni Bosco, San Paolo, Pellegrini e San Gennaro, i furgoni sanitari per Ospedale del Mare, Loreto Mare, San Giovanni Bosco, Pellegrini, San Paolo e San Gennaro e il servizio di trasporto detenuti da e per i carceri di Secondigliano e Poggioreale. Complessivamente il fabbisogno di personale, contando gli straordinari, la quota del 20% per copertura ferie e malattie è di circa 129 unità lavorative, ma al momento ce ne sono in pianta organica solo 70.
C'è quindi una carenza di ben 59 autisti soccorritori, a queste carenze si uniscono anche quelle relative ai medici, con solo 32 professionisti dedicati al 118 in pianta organica e degli infermieri. Il servizio di 118 inoltre deve garantire anche ulteriori attività, come la copertura del soccorso sull'isola di Capri, i servizi di elisoccorso e idroambulanza, il trasporto di sangue, organi, tessuti e prelievi, e il supporto ai centri dialisi e al centro regionale dei trapianti.
L'insieme di questi dati e di queste carenze è contenuta in una nota con diversi allegati datata 1 febbraio 2021 a firma del direttore regionale del 118 in Campania Giuseppe Galano. Il titolo della nota inviata ai vertici dell'Asl Napoli 1 è emblematico: "Possibile soppressione postazioni 118 e servizi". Nel documento, in possesso di Fanpage.it, si legge: "Vi è una concreta possibilità di non poter continuare a garantire in futuro le odierne postazioni 118 e gli attuali servizi – scrive Galano – si chiede di individuare le risorse umane e gli istituti contrattuali da utilizzare per far fronte a tale gravissima criticità".
Assunzioni o esternalizzazioni, ora l'Asl deve decidere
Il documento firmato da Galano è un grido d'allarme davanti al quale l'Asl Napoli 1 dovrà prendere una decisione, se non è possibile individuare risorse interne da destinare al 118 bisognerà scegliere: o esternalizzare con un nuovo appalto verso i privati oppure aprire alle assunzioni nel servizio sanitario pubblico. L'ultimo appalto dell'Asl Napoli 1 ha lasciato non pochi strascichi. La vittoria della gara da parte del cartello formato da First Aid One, Italy Emergenza e Heart Life Croce Amica ha suscitato notevoli polemiche, generando anche il ricorso da parte della Croce Rossa.
La First Aid One è stata travolta da un'inchiesta della Guardia di Finanza di Pavia in merito all'appalto dei servizi di 118 vinti dalla cooperativa su quel territorio. Secondo i finanzieri la cooperativa aveva presentato un eccesso di ribasso fino al 25% sulla base d'asta, un prezzo così esiguo da non riuscire a coprire nemmeno i costi di gestione. Esternalizzare il servizio aprirebbe ad un ulteriore ingresso dei privati nel servizio sanitario pubblico, che non sempre garantiscono condizioni lavorative idonee ad autisti soccorritori e infermieri. Dall'altro lato la possibilità di indire un concorso pubblico garantirebbe anche una normalizzazione delle condizioni lavorative di un settore che deve fare i conti, molto spesso, con condizioni allucinanti, turni massacranti, assenza di contratti da lavoro dipendente e stipendi pagati come rimborsi spese per volontari che in realtà lavorano fino a 12 ore al giorno.