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L’ex politico affiliato al clan forniva il kit per l’omicidio: guanti e gel per non perdere capelli e ciglia

Il clan Contini aveva previsto una dotazione particolare per i killer, in modo da ridurre le possibilità che lasciassero tracce sul luogo degli affiliati.
A cura di Nico Falco
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Immagine di repertorio
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Il clan Contini, ai vertici dell'Alleanza di Secondigliano, era ben strutturato non solo a livello gerarchico, ma seguiva rigide regole anche nelle attività criminali, tanto da avere previsto un "kit per gli omicidi", studiato in modo da ridurre i rischi di lasciare sul luogo dell'agguato tracce che potessero ricondurre ai killer. Lo racconta il collaboratore di giustizia Teodoro De Rosa, le sue dichiarazioni sono agli atti nell'ordinanza eseguita dai carabinieri oggi, 12 giugno: 11 arresti, arrivati al termine di indagini che hanno svelato come, anche dopo il blitz del 2019, la potente cosca napoletana mantenesse il controllo sulle attività del San Giovanni Bosco, arrivando a rubare le forniture dal deposito e a sfruttare l'ospedale per le truffe assicurative e per fare avere referti medici a favore degli affiliati.

Il kit per l'omicidio del clan Contini

Addetto al kit degli agguati, secondo le parole del pentito, era uno degli indagati, Gennaro Manetta, detto Maradona, che è stato anche consigliere per la Terza Muncipalità di Napoli, anche se qualche volta il compito era stato svolto anche da altri. Ma cosa comprendeva? Materiale da sala operatoria, usa e getta, anche questo preso dall'ospedale: guanti, ma anche delle tute, per non lasciare impronte digitali sul luogo del delitto. Ma la perizia con cui si preparavano le missioni di morte andava anche oltre: gli affiliati avevano a disposizione un particolare gel, da mettere sulle ciglia e sui capelli. Il motivo è facile da intuire: i peli venivano "fissati" al volto, per evitare che, se fossero caduti, gli inquirenti li recuperassero e da quelli potessero risalire al Dna dei killer.

Il controllo dell'ospedale San Giovanni Bosco

L'infiltrazione del clan Contini nel San Giovanni Bosco era emersa anche da precedenti indagini, culminate nel blitz eseguito dai carabinieri nel 2019. Anche allora era stato provato che il gruppo criminale di Eduardo ‘o Romano poteva contare su appoggi, compiacenti o ottenuti con la forza, all'interno dell'ospedale napoletano, dove addirittura gli affiliati si riunivano per i summit di camorra.

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