Il caso di Gianluca Cimminiello, vittima innocente della camorra ma non riconosciuto: “Manca ancora poco per la giustizia”
Gianluca Cimminiello fu ucciso il 2 febbraio del 2010 da sicari del clan Amato – Pagano a Casavatore, davanti al suo laboratorio di tatuaggi. Pubblicò una foto su facebook con l'ex idolo del Napoli, Ezequiel Lavezzi, suscitando la gelosia di un altro tatuatore imparentato con il boss Cesare Pagano. Quando gli uomini del clan si recarono nel negozio di Gianluca per pestarlo, l'uomo, esperto di arti marziali, li mise in fuga. Dopo tre giorni fu ucciso a colpi di pistola in un agguato. Da subito fu chiara la sua totale estraneità agli ambienti camorristi ed alle dinamiche delinquenziali. Ma la sua storia, a 15 anni di distanza non è ancora chiusa, il Ministero dell'Interno non ha ancora riconosciuto ai familiari il diritto al risarcimento per l'omicidio del povero Gianluca, una storia complessa ed assolutamente paradossale, che però ha recentemente trovato uno spiraglio. Con sua sorella Susy ripercorriamo l'incredibile storia e gli ultimi sviluppi.
Cosa successo dopo l'omicidio di tuo fratello?
Sin da subito fu chiaro a tutti che mio fratello era completamente estraneo alle dinamiche delinquenziali, il magistrato se ne convinse subito e ci sono le sentenze a testimoniarlo. Gianluca è una vittima innocente di camorra. Poi sapemmo che c'erano delle procedure per i parenti per le vittime innocenti, e quindi mia madre fece domanda per il vitalizio. Ma qui successe una cosa incredibile, la richiesta fu rigettato perché avevano trovato dei parenti di 4° grado del marito di mia madre, che avevano commesso reati, non ostativi quindi non reati di camorra. Soprattutto a carico di mio padre risultavano dei reati.
Quali erano?
Mio padre operava violenza su noi figli e su mia madre, nel 1985 mia madre ebbe il coraggio di denunciarlo, di andare a processo e farlo condannare. Questa denuncia di mia madre lo rese un criminale. Quindi lui era un motivo ostativo alla concessione del sussidio.
Vostra madre aveva salvato lei e voi figli dalla violenza di vostro padre?
Sì, con quella denuncia di 40 anni fa.
Da quanto tempo aspettate giustizia?
A febbraio saranno 15 anni che Gianluca manca, dal 2010 stiamo aspettando un riconoscimento, stiamo aspettando giustizia. Io penso che la famiglia Cimminiello abbia subito un forte pregiudizio da parte dello Stato, siamo stati trattati malissimo e sono stati molto aggressivi con noi. Forse si pensava che persone del Rione Berlingieri non dovevano avere diritto al vitalizio, perché anche quando si muore da vittima innocente per mano criminale, ci sono trattamenti differenti in base a dove abiti, chi sei, chi conosci. Noi eravamo e siamo una famiglia umile, non avevamo grandi parentele.
Il pregiudizio è che voi siete di Secondigliano?
Sicuramente sì.
Cosa è successo recentemente, ci sono stati sviluppi importanti?
Mia madre dopo l'ultimo rigetto, a malincuore, e dico malincuore perché per un cittadino onesto denunciare lo Stato è sempre una cosa triste, perché lo Stato dovrebbe essere quello che ti accoglie, ti abbraccia, ti difende, quando sei una persona perbene, e invece ha dovuto denunciare lo Stato e fargli causa. Giorni fa è arrivata la sentenza che da ragione a mia mamma. La sentenza dice che Nunzia Rizzo è totalmente estranea ad ambienti criminali.
Manca ancora un pezzettino per arrivare alla giustizia
Manca che adesso il Ministero dell'Interno si pronunci finalmente e metta fine a questa storia. Spero che questa vicenda serva anche ad altre storie, quando avete davanti una pratica, cosa costa convocare le persone? Parlarci, guardarle negli occhi, fare indagini. Anzichè chiedere scusa a mamma per quello che ha dovuto subire, per non essere stata ben affiancata quando 40 anni fa ebbe il coraggio di denunciare mio padre, e nonostante questo ha avuto il dolore di perdere un figlio cresciuto da sola con i sacrifici, piuttosto che fare questo lo Stato ha preferito chiamarci criminali.