Il caso De Luca appassiona il centrosinistra. Ma né il Pd né il governatore hanno intenzione di trovare accordi
Una cosa è certa: il Partito Democratico non ci pensa nemmeno a trovare un punto d'intesa su Vincenzo De Luca e una sua possibile ricandidatura in Campania. Così come il governatore uscente non ha alcun motivo per tirare il freno a mano; qualche giorno fa aveva detto «andrò avanti, sulla Campania non decide Roma» e così sta facendo.
Intanto oggi uno che di nodi da sciogliere nel centrosinistra ne ha visti, ovvero Pier Luigi Bersani, da Napoli, dove ha partecipato alla presentazione del libro di Stefano Fassina, spiega la sua visione delle cose: «Io voglio bene a De Luca, c'è stima e amicizia. Bisognerebbe prendere atto ragionevolmente della situazione. Anche il resto del mondo del Pd – aggiunge – deve prendere atto della situazione, della forza, della popolarità, dei risultati di De Luca, arrivando a intendersi in qualche modo. Il compromesso – questa la riflessione di Bersani – è una cosa nobile quando c'è di fronte una battaglia più grande».
Compromesso è però una parola che non è nel lessico deluchiano. Ieri la segretaria Dem Elly Schlein ospite a DiMartedì, su La7 ha detto che non è questione di leggi regionali né di pronunciamenti della Corte costituzionale. Per il Pd è questione politica: nessun terzo mandato. «Diffido – ha detto – dei politici che si ritengono eterni e che non prendono mai in considerazione che qualcuno dopo il loro lavoro possa proseguire in un altro modo; siamo contrari al terzo mandato, non è un giudizio di valore, abbiamo sostenuto il lavoro prezioso fatto in questi anni in Campania ma le assicuro adesso è il momento di guardare avanti e costruire un'alternativa. Prima del consenso viene il buonsenso di costruire un'alternativa secondo le regole che ci siamo dati e che valgono per tutti».
Stefano Fassina invece è più drastico: «Va rispettata la legge, quindi il doppio mandato: chi ha fatto due mandati deve lasciare il posto. Ci sono anche tanti altri ruoli da poter ricoprire nella politica nazionale, non è necessario fare sempre il presidente di una Regione per poter avere un ruolo importante nella politica nazionale. C'è bisogno di discontinuità». E il presidente dell'Emilia-Romagna Michele De Pascale, la fa facile: «Volendo, Campania e Veneto potrebbero cambiare lo statuto, togliere l'elezione diretta del presidente e a quel punto non c'è più il limite di mandati». Fosse così facile.