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Il carcere di Secondigliano centrale telefonica per i boss: sequestrati 30 telefoni

Nel carcere di Secondigliano, a Napoli, sono stati trovati 30 cellulari; erano nel reparto S3, che ospita elementi di spicco della criminalità organizzata.
A cura di Nico Falco
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Immagine di repertorio
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Trenta telefoni cellulari sono stati rinvenuti durante un controllo della penitenziaria nel carcere di Secondigliano, a Napoli; i telefonini erano nascosti nel reparto S3, che ospita elementi di spicco della criminalità organizzata e quindi anche affiliati ai clan di camorra. Oltre ai microtelefoni, che possono essere utilizzati soltanto per le chiamate o gli sms, nel bilancio dei sequestri sono finiti anche parecchi smartphone, dotati invece di connessione ad Internet.

Il rinvenimento durante una operazione mirata della Polizia Penitenziaria finalizzata a contrastare l'introduzione in carcere di telefoni e sostanze stupefacenti; durante le perquisizioni è stata scoperta anche della droga. A rendere noto del ritrovamento dei cellulari è Vincenzo Palmieri, segretario regionale campano del sindacato Osapp, che esprime "soddisfazione" per "l'alta professionalità degli agenti". Per il vice segretario regionale Luigi Castaldo il fenomeno dei cellulari in carcere "può trovare una spiegazione solo considerando gli interessi criminali, visto l'inasprimento delle pene" e "deve essere contrastato con specifici mezzi, da mettere in campo per garantire maggior sicurezza per tutti".

Uno di questi strumenti, suggerisce il sindacalista, potrebbero essere i jammer, inibitori di segnali, che renderebbero inutili i telefonini dietro le sbarre. A congratularsi per l'operazione anche Leo Beneduci, segretario generale, che evidenzia che gli agenti della Polizia Penitenziaria "nonostante le ataviche criticità, mancano circa mille poliziotti penitenziari in Campania, riescono come oggi a mettere a segno un duro colpo alla criminalità".

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