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Il boss si lamenta del figlio per l’arresto di un innocente: “Adesso io devo tornare per forza”

Nel 2022 un giovane di Bagnoli era stato arrestato per possesso di armi; la pistola, però, era dei giovani del clan Esposito-Nappi.
A cura di Nico Falco
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Massimiliano Esposito "lo Scognato" e il figlio omonimo, Junior
Massimiliano Esposito "lo Scognato" e il figlio omonimo, Junior

La necessità di riportare un'automobile noleggiata prima che scatti un altro giorno, il figlio del boss che chiede con insistenza la cortesia di farlo, un commerciante del quartiere che alla fine acconsente: è così che un giovane di Bagnoli si è trovato in manette con l'accusa di detenzione di armi. Storia che risale al luglio 2022 e che viene ricostruita nell'ordinanza contro il clan Esposito-Nappi, eseguita dalla Polizia di Stato lo scorso 17 settembre. In quella circostanza il capoclan, Massimiliano Esposito "lo Scognato", anche lui tra i destinatari della misura cautelare ma ultimo ancora irreperibile, parlando con più persone si era lamentato del figlio, Junior (anche lui tra i destinatari), spiegando che proprio questi comportamenti del ragazzo e dei suoi amici lo avrebbero costretto a tornare nel quartiere per "sistemare" delle questioni.

L'arresto per la pistola nascosta nell'automobile a noleggio

Il 37enne, che lavora in un negozio di frutta e verdura, era stato arrestato il 25 luglio 2022. I poliziotti della Squadra Mobile erano a Bagnoli, in via Cupa Capano, per controllare un appartamento individuato come possibile nascondiglio di droga (e dove, in effetti, in quella circostanza erano stati sequestrati oltre 4 chili di hashish e due pistole). Il giovane era appena entrato nella Fiat 500, il tempo di percorrere qualche metro e si era trovato circondato. Nella portiera anteriore c'era una pistola.

Lui aveva provato a giustificarsi, dicendo che gli era stato chiesto soltanto il favore di spostarla e di non sapere nulla dell'arma, ma era stato arrestato. Le indagini hanno poi dimostrato che stava dicendo il vero. Ed è stato scagionato anche dalle dichiarazioni del capoclan, intercettato mentre era agli arresti domiciliari a Scalea.

Il capoclan intercettato dopo il sequestro della droga

Le intercettazioni risalgono alla sera del 25 luglio. Quella sera Massimiliano Esposito incontra due persone, parlano della droga trovata dalla polizia nell'appartamento. I due, si evince da uno stralcio successivo, sarebbero i fornitori. Ed Esposito insiste: nonostante ci sia stato il sequestro, l'altro suo figlio gli farà avere il loro guadagno.

I tre poi parlano dell'arresto del 37enne. "Questo ragazzo che stava dentro non sapeva niente della pistola, niente del fumo – dice Esposito – hai capito… sono ragazzi… si scambiano le macchine… e quest'ultimo ragazzo non sapeva niente… quindi sta in carcere senza sapere niente… è pure una mezza cattiveria perché non l'hanno messo al corrente… ma sono ragazzi, l'avranno dimenticato".

Successivamente Esposito si confronta con l'altro figlio, Cristian, che benché detenuto ha evidentemente accesso ad un telefono cellulare. "Queste sono cose che deve sistemare lui – dice, riferendosi a Junior – non deve aspettare come i camerieri… le hai prese tu e le devi sistemare". E poi aggiunge: "Devo tornare per forza per lui e pure per qualcun altro… sistemo prima la cosa con lui e poi con il resto appresso".

Junior avrebbe poi tentato di convincere qualcuno del gruppo criminale a presentarsi in Questura assumendosi la responsabilità della pistola. Questo passaggio viene richiamato da Esposito, intercettato mentre parla con un vicino di casa: "E poi lui che pretendeva? che qualcuno di loro andava lì sopra e faceva il prosciutto, diceva: no quella è roba mia. Ma che stai dicendo? Vai tu là sopra, ha detto Cristian, ha detto vacci tu là sopra… cioè, guardate come ragiona! Io devo combattere con questi cristiani…".

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