Il boss pentito Genny Carra: “La morte di Zinco decisa da me e Alessandro Giannelli”
L'omicidio di Rodolfo Zinco, ex ras della Nuova Mala Flegrea di Bruno Rossi detto il Corvo, fu il frutto di un accordo tra Genny Carra, suocero del boss Salvatore Cutolo detto Borotalco e reggente del clan, e Alessandro Giannelli, detto Sfarz, all'epoca boss emergente di Cavalleggeri la cui ascesa era ostacolata proprio dalla scarcerazione di ‘o Gemello. A ricostruire le fasi di quell'agguato, avvenuto nell'aprile 2015 a Cavalleggeri, è proprio Carra, oggi collaboratore di giustizia; i verbali sono nell'ordinanza che ha portato all'arresto, ieri mattina, di 16 persone, ritenute legate al gruppo Giannelli, al gruppo Monti e al clan Esposito-Nappi-Bitonto di Bagnoli.
Chi è Gennaro Carra, boss pentito del Rione Traiano
Gennaro Carra, all'epoca 24 anni, era già ai vertici del clan fondato dal suocero. È diventato di recente collaboratore di giustizia e le sue dichiarazioni, insieme a quelle di Salvatore Romano, detto Muoll Muoll, ex reggente del clan Mele e riferimento per Pianura di Giannelli, hanno svelato uno spaccato del panorama camorristico dell'area ovest di Napoli.
Carra uno dei protagonisti dell'inchiesta giornalistica Camorra Entertainment di Fanpage.it: il 25 marzo 2019 era tra gli invitati al matrimonio tra il neomelodico Tony Colombo e Tina Rispoli, vedova del boss scissionista Gaetano Marino. La conoscenza tra Carra e il cantante risale ad almeno 5 anni prima: il 2 luglio 2014 su Facebook è stato pubblicato un video che li ritrae mentre cantano e ballano insieme durante quella che sembra una festa privata, probabilmente una delle tante a cui ha presenziato il popolare neomelodico.
Zinco ucciso per volere di Carra e di Giannelli
"La decisione di uccidere Zinco – spiega Carra – è partita da me per motivi di rancore risalenti all'epoca della Vecchia Alleanza Flegrea. Ci riunimmo per 2 settimane con Giannelli e con Antonio Calone, affiliato al clan Cutolo anche se conserva l'egemonia sulla zona di Posillipo, per preparare l'omicidio. Giannelli era favorevole perché doveva dividere con Zinco al 50% i proventi delle attività illecite della zona di Cavalleggeri, Bagnoli e Agnano e riteneva che Zinco non si comportasse bene. Gli esecutori sono stati Ciro Pauciullo e Patrizio Allard".
La preparazione dell'agguato a Cavalleggeri
L'appoggio per preparare il piano, spiega ancora Carra, era una abitazione di Cavalleggeri di proprietà di Luigi Bitonto e di cui Giannelli si era appropriato. "Giannelli ci fece uno squillo e scendemmo di casa, io sul motorino per controllare che andasse tutto bene, Pauciullo e Allard in un'auto marca Ford, poi incendiata in via Cavone degli Sbirri. Giannelli era sul posto dell'omicidio e quando arrivammo scappò lasciando il motorino sul posto. Ebbe addirittura paura che volessimo uccidere anche lui. Bitonto Maurizio non c'era sul posto. Accompagnò solo Giannelli sul posto e tornò subito dopo da noi che aspettavamo il segnale da Giannelli sull'abitazione che ho detto".
È ancora Carra a raccontare nei dettagli il momento dell'agguato in cui fu ucciso Rodolfo Zinco. "Alle 17:30 io, Giannelli, Calone, Allard e Pauciullo ci ritrovammo sotto al porticato a via Marco Aurelio. Giannelli ad un certo punto si allontanò per organizzare la fase esecutiva. Egli stesso mandò Mele Vincenzo a prendere Pauciullo e Allard per portarli nell'abitazione di Cavalleggeri d'Aosta. Il Mele si presentò con un'auto Lancia Y Elefantino di colore nero. Mi meravigliai della presenza di Mele Vincenzo che sapevo essere il reggente del clan Mele di Pianura. Il Mele accompagnò l'Allard ed il Pauciullo.
Rimasi perplesso di questa cosa e per tale ragione mi indussi a partecipare anche io all'azione con il compito di controllare che tutto andasse bene. Ad ogni modo il Mele dopo avere accompagnato i due se ne andò. Non sono in grado di dire se fosse a conoscenza delle nostre intenzioni. Verso le 19:10 partii anche io con il motorino Honda Sh 300 e raggiunsi l'abitazione di Cavalleggeri d'Aosta dove trovai solo il Pauciullo e l'Allard".
L'omicidio di Rodolfo Zinco ‘o Gemello
Secondo i piani, Giannelli avrebbe dovuto incontrare Zinco davanti al pub Joia e gli altri sarebbero dovuti intervenire al segnale convenuto: uno squillo su un telefonino "pulito", partito da un altro cellulare, anche questo comprato una settimana prima. Carra, secondo il suo racconto, fa partire i killer e li segue senza dirglielo.
"Ho visto Giannelli e Zinco dialogare fuori al bar e, all'arrivo dell'autovettura guidata da Allard, Giannelli staccarsi e andare in direzione opposta a quella di Zinco il quale, come previsto, appena vide Pauciullo scnedere dalla macchina armato e col volto travisato scappò nel vicoletto in direzione della sua abitazione". "Il Pauciullo – continua Carra – inseguì Zinco sparandogli contro 4 colpi come ho potuto sentire. Per come mi riferì il Pauciullo lo Zinco fu colpito 2 volte alla schiena e una volta alla testa mentre il quarto colpo andò a vuoto".
La pistola che aveva sparato è stata poi distrutta, mentre l'altra, una 357, è stata conservata. "A Giannelli riferimmo che avevano sparato entrambe le pistole perché volevamo dare una versione diversa dallo svolgimento dei fatti ove mai il Giannelli si fosse in futuro pentito".