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Il boss Massimiliano Esposito lascia il carcere, ma non potrà tornare a Bagnoli

Il boss Massimiliano Esposito “lo Scognato” ha lasciato il carcere, ma non potrà tornare a Bagnoli: sconterà il residuo di pena ai domiciliari in Calabria.
A cura di Nico Falco
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È stato scarcerato Massimiliano Esposito, ritenuto dagli inquirenti boss dell'omonimo clan di camorra di Bagnoli e Cavalleggeri, periferia ovest di Napoli. Lo "Scognato" ha lasciato il carcere di Prato nel pomeriggio dello scorso 29 marzo ma, spiegano fonti qualificate a Fanpage.it, per il momento non potrà tornare nel suo quartiere per questioni di incompatibilità territoriale: è stato trasferito in Calabria, dove dovrà scontare il residuo di pena agli arresti domiciliari. Per gli investigatori il ritorno in libertà di Esposito può rappresentare un duro colpo per gli equilibri criminali dell'area ovest di Napoli, dove è già in corso una faida di camorra a Fuorigrotta; negli scontri sarebbe coinvolto anche il clan di Bagnoli, nonostante le pesanti ripercussioni dovute al pentimento di Yusseff Aboumouslim, ex braccio destro del boss e del figlio Cristian, quest'ultimo ancora detenuto.

Scarcerato il boss Massimiliano Esposito lo Scognato

Il 50enne era stato arrestato nell'agosto 2020, ricercato da un paio di mesi per una decina di violazioni agli obblighi della sorveglianza speciale, gli agenti della Squadra Mobile di Napoli lo avevano scovato nel parcheggio di un centro commerciale di Casoria insieme alla moglie. Nei giorni scorsi i giudici hanno accolto la tesi dei suoi legali, gli avvocati Rocco Maria Spina e Antonio Abet, secondo cui la violazione più grave, ovvero l'allontanamento da Napoli (per il quale Esposito è stato già condannato), "assorbe" gli altri reati relativi alle violazioni; per il principio del "ne bis in idem" la Corte di Appello ha stabilito quindi il non doversi a procedere, annullando la condanna a tre anni che teneva il boss in carcere e determinando quindi la scarcerazione.

Massimiliano Esposito lo "Scognato"
Massimiliano Esposito lo "Scognato"

Le faide di camorra tra Bagnoli e Fuorigrotta

A Fuorigrotta è in corso da mesi una faida di camorra che vede contrapposti i clan del quartiere, con il coinvolgimento degli altri gruppi criminali delle aree limitrofe. L'ultimo episodio risale alla notte del 28 marzo, quando colpi di pistola sono stati esplosi contro un'abitazione e un'automobile in quello che viene ritenuto il fortino del clan Troncone. Lo stesso boss, Vitale Troncone, per gli inquirenti a capo dell'omonimo clan, era rimasto ferito gravemente in un agguato il 23 dicembre scorso: gli avevano sparato al torace e al volto in pieno giorno, intorno alle 11 del mattino, tra i passanti del viavai di Natale, davanti al bar di famiglia.

Poche ore dopo quell'agguato era finito in manette il figlio di Troncone, Giuseppe, accusato di rapina e lesioni personali insieme al cugino Andrea Merolla (ucciso il mese precedente);  il fermo non era stato convalidato e il giovane era tornato in libertà. Nei giorni scorsi, però, il Riesame ha accolto l'appello del pm e ha disposto per il 24enne la custodia cautelare in carcere.

Riconducibili a questa faida, oltre a numerose intimidazioni a colpi d'arma da fuoco tra le strade del quartiere, sarebbero anche l'omicidio di Merolla, nipote di Troncone, ucciso l'11 novembre 2021 a Fuorigrotta, e l'agguato contro Salvatore Capone, ritenuto punto di contatto tra gli Iadonisi di Fuorigrotta e il clan Licciardi della Masseria Cardone, e collegato agli Esposito di Bagnoli, ammazzato nel rione Lauro la notte del 1 gennaio 2022. In questa ottica, quella in scena nell'area flegrea sarebbe l'ennesima faida che vede contrapposti i clan collegati alle due macro organizzazioni della camorra napoletana: i Troncone, infatti, alleati con i Zazo, sarebbero riconducibili ai Mazzarella, mentre gli altri clan sarebbero appoggiati dall'Alleanza di Secondigliano.

Ma per gli inquirenti i contrasti, esplosi nelle ultime settimane, sarebbero cominciati già due anni fa, nel marzo 2020, nel periodo in cui fu scarcerato Troncone: Gaetano Mercurio, ritenuto personaggio di spicco di quel gruppo criminale, fu gravemente ferito in un agguato nella zona della Loggetta e morì circa un mese dopo in ospedale. Un anno dopo, il 15 marzo 2021, il secondo omicidio: Antonio Volpe, parente del boss Antonio Bianco e ritenuto mediatore e paciere tra i clan, fu ammazzato davanti alla sua tabaccheria in via Leopardi.

A Fuorigrotta incendio davanti officina

All'instabilità degli equilibri di camorra potrebbe essere collegata anche la recrudescenza di reati registrati nell'area, come la serie di rapine messe a segno ai danni di numerose attività commerciali; in una di queste, pochi giorni fa, un criminale ha assaltato un negozio di abbigliamento di Cavalleggeri e, armato di pistola, si è fatto consegnare l'orologio dal titolare; si è però accorto che si trattava di un modello di scarso valore, così glielo ha lanciato contro prima di scappare.

E la lotta tra clan potrebbe portare anche a nuove ritorsioni contro le attività commerciali per il racket: questa è una delle ipotesi dietro l'incendio doloso avvenuto nella notte scorsa davanti all'officina "Moto Design", al civico 12 di via Rodi, a Fuorigrotta. I carabinieri della Compagnia Bagnoli sono intervenuti intorno alle 3:30, a seguito di una chiamata arrivata al 112. I danni sarebbero soltanto esterni, una fiammata avrebbe annerito la saracinesca. I militari hanno acquisito le immagini della videosorveglianza della zona; il titolare dell'officina, ascoltato, avrebbe riferito di non avere subìto minacce o richieste estorsive. Si vagli anche la possibilità che le ragioni del raid possano essere da ricercare nelle frequentazioni del giovane.

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