Il boss intercettato mentre pianifica un triplice omicidio: “Hanno sparato alle pizzerie a Frattamaggiore”
Il gruppo di Pasquale Landolfo avrebbe pianificato un triplice omicidio contro il clan rivale, quello dei Cristiano-Mormile, per eliminare dei giovani che stavano "facendo i guai", ovvero quelli che si sarebbero resi responsabili di due tentati omicidi e che avrebbero sparato contro le pizzerie facendo riesplodere l'emergenza criminalità a Frattamaggiore (Napoli); il piano sarebbe stato di attirare i tre in trappola, tramite un "traditore" a cui sarebbe stata promessa salva la vita. È la tesi, che si evince dalle intercettazioni, contenuta nel decreto di fermo che ha fatto finire in manette lo scorso 28 marzo l'uomo e altre sei persone, ritenute dall'Antimafia componenti di un gruppo articolazione del clan Pezzella (a sua volta vicino ai Moccia di Afragola) e contrapposte al clan della fazione Cristiano della 167 di Arzano.
Il triplice omicidio di camorra pianificato grazie a un "traditore"
Il gruppo avrebbe preso di mira tre giovani, uno dei quali da loro accusato anche di una "stesa" di febbraio contro un'abitazione. Nel decreto vengono riportati i dialoghi tra Landolfo, alias "Scagnato", e un altro giovane, che secondo il boss avrebbe dovuto fare da "specchiettista", consegnando i tre obiettivi, e che sarebbe stato per questo risparmiato. "In sostanza – rileva il pm nel provvedimento – lo informa che gli salverà la vita se gli consegnerà altri tre affiliati del gruppo di Mormile che Landolfo ha intenzione di uccidere per punirli in quanto asseritamente responsabili del duplice tentato omicidio in danno di Alterio Antonio e Laperuta Daniele, dell'attentato in danno di Mennillo Salvatore e degli attentati alle pizzerie avvenute la notte del 21 marzo 2022".
Al summit, nella serata del 21 marzo, sono presenti anche la moglie e la figlia di Landolfo (anche loro tra i destinatari del fermo). Lo "Scagnato" mostra all'uomo le fotografie dei tre uomini e gli chiede se "sono compagni che daresti anche la tua vita per loro". "Ma quale vita mia…", risponde l'altro. A questo punto il capo del gruppo gli spiega che i suoi affiliati volevano uccidere anche lui, ma che si era fatto garante per salvargli la vita a patto che lo aiutasse a scovare gli altri tre.
Landolfo quindi spiega che quei tre "stanno facendo guai e si devono fermare". L'altro uomo avrebbe dovuto fare da specchiettista, indicando con un linguaggio criptato quando si sarebbe trovato in compagnia di quello da uccidere ("Non ti preoccupare, digli che ha la febbre… se quello sta nella macchina, dici: Scagnato, questo tiene la febbre"). Come luogo per commettere gli omicidi viene indicata una strada isolata di Sant'Arpino.
"Dalla conversazione – evidenzia l'Antimafia – emerge l'elevatissimo spessore criminale del Landolfo Pasquale nonché i metodi intimidatori palesemente mafiosi adoperati per realizzare le proprie finalità illecite: questi, infatti, unitamente a soggetto non identificato, Gaetano alias Beckam, di fatto costringe" l'altro uomo "a consegnargli" i tre "appartenenti all'organizzazione Cristiano-Mormile" con l'intenzione di ucciderli, con la minaccia che "se non farà quanto richiesto, verrà a sua volta ucciso".
In una successiva conversazione, tornando sull'argomento, la moglie di Landolfo, Assunta Esposito, dice che "due di loro sono quelli che hanno sparato alle pizzerie a Frattamaggiore" e che "uno è il nipote carnale di Pasquale", ovvero di Pasquale Cristiano detto Picstic, ritenuto capo della fazione del clan della 167 di Arzano in guerra con quella guidata da Giuseppe Monfregolo.
Bomba contro don Patriciello, il boss: "Messa per far credere che siamo stati noi"
Il decreto di fermo, emesso dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Napoli, è scattato anche per questi motivi: dalle intercettazioni si evince l'intenzione del gruppo di procurarsi armi e di rispondere con la violenza alla strategia che, secondo quello che viene indicato come capo del gruppo, starebbero utilizzando i Cristiano-Mormile.
Oltre ai raid, sempre secondo i discorsi intercettati, il clan rivale si sarebbe reso responsabile di intimidazioni, come la bomba contro la chiesa di don Maurizio Patriciello al Parco Verde di Caivano e le minacce di morte a Biagio Chiariello, comandante della Polizia Municipale di Arzano, con l'intenzione di far ricadere la colpa sul gruppo Monfregolo, al quale i Landolfo sono collegati.