Il boss Imperiale pilastro degli Amato Pagano per pm e pentiti: “Distrusse una Ferrari, non gli importava”
Non un "semplice fornitore di droga", ma "uno dei pilastri su cui poggia tutta l'organizzazione camorristica". Ovvero: senza di lui, il clan non sarebbe riuscito ad affrancarsi, a finanziarsi, a imporsi su nuovi territori. E, forse, non sarebbe manco esistito. Così la Procura di Napoli definisce Raffaele Imperiale, arrestato agli inizi dell'agosto scorso a Dubai, dove stava trascorrendo una latitanza dorata e dove ancora si trova in attesa dell'estradizione.
"Lello Ferrarelle", alias "Lelluccio di Ponte Persica", ritenuto narcotrafficante di caratura internazionale, è accusato di associazione per delinquere di stampo camorristico; secondo gli inquirenti insieme al socio Mario Cerrone, anche lui destinatario di mandato di arresto, per gli Amato-Pagano non sarebbe stato soltanto uno dei tanti fornitori da cui acquistare stupefacenti da spacciare a Napoli e in Campania ma sarebbe stato un punto di riferimento fondamentale, senza il quale il clan non sarebbe nemmeno riuscito a sostenersi economicamente; nelle scorse settimane il Tribunale del Riesame ha respinto la richiesta di revoca della misura cautelare emessa nei confronti di Cerrone.
I segreti di Imperiale: alias e telefoni criptati da hacker russi
Negli anni il clan Amato-Pagano ha cercato di tenere al sicuro Raffaele Imperiale, ben consapevole che una sua cattura avrebbe fatto crollare l'intera organizzazione come un castello di carte. Per questo, ricostruiscono gli inquirenti, il suo ruolo era tenuto segreto anche all'interno dell'organizzazione: un sistema per metterlo al riparo da eventuali collaboratori di giustizia. Qualcosa, però, è filtrato ugualmente.
Carmine Cerrato, un tempo affiliato agli Scissionisti e oggi collaboratore di giustizia, ha raccontato di un incontro che si tenne in una villa di Marbella tra i due capiclan e il narcotrafficante. Imperiale, racconta, aveva avuto un incidente mentre era alla guida di una Ferrari e nello schianto era stato coinvolto anche un suo sodale, che era in una Lamborghini; c'era stato anche un morto. "Non mostrava disappunto sul fatto che due autovetture di pregio fossero andate distrutte in quanto aveva molti soldi", aveva spiegato Cerrato. Quell'incontro era incentrato sulla possibilità di investire a Dubai ma Cerrato, benché fosse uomo di fiducia di entrambi i boss, non vi partecipò: fu mandato a fare il caffè.
Dalle indagini è inoltre emerso che Imperiale, per comunicare coi broker della droga, utilizzava dei Blackberry che faceva distribuire a un suo uomo di fiducia; sui cellulari, che venivano utilizzati esclusivamente per questo tipo di contatti, aveva fatto installare un programma di crittografia che poi aveva fatto sostituire con una nuova versione di origine russa.
I contatti di Imperiale con i clan delle Mocro War
"Il compare", così come lo chiamavano gli affiliati agli Amato-Pagano, avrebbe avuto contatti anche con i clan coinvolti nel traffico di droga in Olanda e in Belgio, in particolare con quelli protagonisti della cosiddetta Mocro War, ovvero il conflitto che ha provocato oltre 40 morti. Le indagini hanno permesso di accostare Imperiale a Taghi Ridouan e Riquelme Vega, ritenuti esponenti di gruppi composti da criminali di varia nazionalità con base negli Emirati Arabi Uniti; il primo è in attesa di processo, l'altro è stato di recente condannato in Olanda, dove era stato estradato dopo essere stato preso in Cile nel 2017.