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Il boss del clan dei Casalesi lascia il carcere: gravi motivi di salute

Il magistrato di Sorveglianza ha disposto la detenzione domiciliare per Massimo Venosa, ritenuto elemento di vertice del gruppo Schiavone-Venosa dei Casalesi.
A cura di Nico Falco
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Immagini di repertorio
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Massimo Venosa, ritenuto un elemento di primo piano del cartello dei Casalesi, ha lasciato il carcere: continuerà a scontare la sua pena, circa 5 anni, in detenzione domiciliare per gravi motivi di salute. Lo ha deciso la Cassazione, che, in accoglimento della richiesta del legale, l'avvocato Vittorio Fucci, ha annullato l'ordinanza del Tribunale di Sorveglianza di Napoli che aveva rigettato la richiesta di scarcerazione. Venosa era stato arrestato il 24 febbraio 2020, a seguito di una condanna definitiva a 10 anni per associazione per delinquere di stampo mafioso, traffico di stupefacenti aggravato dal metodo mafioso, racket ed estorsione.

Secondo gli inquirenti il 47enne di San Cipriano d'Aversa (Caserta) è ai vertici del gruppo Schiavone-Venosa; tra i suoi accusatori anche Raffaele Venosa, ex reggente dei Casalesi poi diventato collaboratore di giustizia, che lo ha indicato come figura cardine per il clan, con interessi non solo a Casal di Principe ma anche nelle province di Avellino e di Benevento. Una prima scarcerazione, sempre motivata da questioni di salute, era arrivata nel 2022, quando Venosa era detenuto a Sulmona, su decisione del Tribunale di Sorveglianza dell'Aquila.

Il Tribunale di Sorveglianza di Napoli aveva però ritenuto insussistente la incompatibilità e aveva ordinato un nuovo arresto. Successivamente, in seguito al ricorso presentato dall'avvocato Fucci, si era espressa la Cassazione, che aveva annullato l'ordinanza del Tribunale di Napoli; da qui, la decisione del magistrato di Sorveglianza di Avellino, che ha disposto per Venosa la detenzione domiciliare.

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