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Il 13 ottobre 1943 la strage nazista di Caiazzo: 22 civili uccisi sul Monte Carmignano

Il 13 ottobre 1943 i nazisti trucidarono 22 civili a Caiazzo: per quella strage ci furono due condanne all’ergastolo, ma i responsabili non sono mai stati estradati in Italia.
A cura di Giuseppe Cozzolino
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Alcune delle vittime della Strage di Caiazzo del 13 ottobre 1943
Alcune delle vittime della Strage di Caiazzo del 13 ottobre 1943

Il 13 ottobre del 1943 si consumò sul Monte Carmignano di Caiazzo, nel Casertano, uno dei più efferati crimini di guerra nazisti. La strage di Caiazzo costò la vita a 22 persone, uomini, donne e bambini, uccisi solo in quanto civili: i nazisti volevano far pagare il "tradimento" degli italiani, che dopo essersi arresi agli Alleati, proprio il 13 ottobre del 1943 dichiararono guerra alla Germania. Tra i tanti episodi, la strage di Caiazzo fu tra quelli più efferati e gratuiti compiute dai nazisti e dai loro alleati fascisti durante la Seconda Guerra Mondiale.

La situazione al 12 ottobre 1943

L'Italia si era arresa agli anglo-americani l'8 settembre precedente, ed era di fatto spaccata in due. Al Sud, gli Alleati premevano per risalire la penisola: Napoli era stata liberata nella famose "Quattro Giornate", e le truppe tedesche, incalzate, ripiegavano verso il centro della penisola. Al nord, nasceva lo stato fantoccio della Repubblica Sociale Italiana, detta Repubblica di Salò, con a capo Benito Mussolini e i suoi fedelissimi del fascismo, mentre la Monarchia restava nel Meridione sotto protezione alleata. La sera prima della strage, il 12 ottobre, gli Alleati erano entrati a Caiazzo, e i tedeschi fuggirono in direzione nord, verso il Volturno.

La strage sul Monte Carmignano

Il 13 ottobre 1943, i nazisti, incalzati dagli statunitensi, arrivarono sul Monte Carmignano. Alla vista di un casolare, alcuni soldati appartenenti alla XIV. Panzerkorps dell'esercito tedesco e guidati da un giovane sottotenente di nome Wolfgang Lehnigk-Emden, decisero di prendere possesso dell'edificio, in attesa di riprendere la marcia verso il fiume Volturno. All'interno del casolare, vennero trovate 22 persone, appartenenti a quattro famiglie caiatine che si erano nascoste per sfuggire ai bombardamenti.

Inizialmente, venne dato ordine di giustiziare i quattro capifamiglia: secondo i nazisti avrebbero lanciato dei "segnali luminosi", non si sa in che modo, verso il paese, come a voler "segnalare" la loro presenza agli statunitensi. Con loro vennero fucilate anche tre donne, "colpevoli" di aver difeso i compagni. Nonostante l'uccisione di sette civili, totalmente estranei alla guerra, fosse già di per sé un crimine di guerra, lo stesso Legnigk-Emden e l'ufficiale Kurt Schuster, oltre all'ufficiale Hans Knast, decisero di uccidere anche gli altri 15 civili, per lo più bambini: vennero lanciate bombe attraverso la finestra, mentre chi provò a scappare vennero uccisi a colpi di baionetta.

Le vittime della strage di Caiazzo

Quel giorno, vittime delle brutalità nazista, caddero in tutto 22 persone. La vittima più giovane fu Elena Perrone, di tre anni appena. Venne uccisa assieme ai fratelli e alle sorelle di 12, 9 e 6 anni, oltre ai genitori stessi. I primi sette ad essere fucilati dai nazisti furono:

  • Albanese Antonio, contadino, anni 14
  • D’Agostino Francesco, contadino, anni 39
  • D’Agostino Orsola, contadina, anni 73
  • Insero Angela, contadina, anni 34
  • Massadoro Raffaele, contadino, anni 26
  • Massadoro Vito, contadino, anni 28
  • Perrone Nicola, contadino, anni 37

Poi, martoriati da bombe e fucilazioni, vennero uccisi:

  • Albanese M. Angela, contadina, anni 20
  • Albanese Maria, contadina, anni 18
  • Albanese Elena, contadina, anni 16
  • Albanese Angelina, scolara, anni 12
  • D’Agostino Saverio, contadino, anni 12
  • D’Agostino Antonio, contadino, anni 10
  • D’Agostino Orsola, scolara, anni 8
  • D’Agostino Carmela, scolara, anni 6
  • Di Sorbo Anna, contadina, anni 34
  • Palumbo Raffaele, contadino, anni 47
  • Perrone Giuseppe, contadino, anni 12
  • Perrone Antonetta, scolara, anni 9
  • Perrone Margherita, scolara, anni 6
  • Perrone Elena, anni 3
  • Santabarbara Orsola, contadina, anni 63

Al termine delle esecuzioni, la colonna si allontanò in direzione del fiume Volturno.

Il processo in Italia e in Germania

Nonostante la folta documentazione dell'epoca, grazie anche ad alcuni giornalisti statunitensi che il giorno dopo arrivarono sul Monte Carmignano, il processo iniziò soltanto negli Anni Novanta: il 25 ottobre 1994, il tribunale di Santa Maria Capua Vetere condannò Schuster e Lehnigk-Emden all'ergastolo in contumacia, perché nessuno dei due venne mai estradato in Italia, e dunque non ne scontarono la pena. In Germania, invece, il tribunale di Coblenza respinse le accuse sulla base del fatto che il termine di prescrizione era scaduto e dunque rifiutò l'estradizione. Sentenza che venne confermata anche dal Bundesgerichtshof, l'Alta Corte tedesca: nella sentenza, tuttavia, il giudice affermò che un tale crimine avrebbe ricevuto una condanna persino in un tribunale nazista". Wolfgang Lehnigk-Emden morì a 84 anni vicino Berlino il 22 giugno del 2006, mentre di Kurt Schuster, nato nel 1906, si sono perse le tracce. Hans Knast era invece morto qualche anno prima del processo di Santa Maria Capua Vetere.

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