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I rifiuti tossici dell’ex cava Suarez trascinati a Capodimonte dalla pioggia: “Rischi per la salute”

La Procura indaga per disastro ambientale a causa dello “smottamento verso valle della enorme massa di rifiuti seppellita”. Le ipotesi per la bonifica.
A cura di Pierluigi Frattasi
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I rifiuti tossici seppelliti illegalmente nell'ex cava di tufo Suarez ai Camaldoli trascinati dalla pioggia verso Capodimonte, in direzione del Vallone San Rocco e del Ponte Bellaria, aree urbanizzate e abitate. È questa una delle circostanze al vaglio degli inquirenti nell'inchiesta della Procura della Repubblica di Napoli, che questa mattina ha portato all'ordinanza del gip che ha disposto gli arresti domiciliari per l'imprenditore e il sequestro di mezzi e macchinari per circa un milione, oltre all'interdizione dall'esercizio dell'attività imprenditoriale per la società. La Procura ipotizza il reato di disastro ambientale, determinato anche "dall'offesa alla pubblica incolumità – si legge nell'ordinanza – rappresentata dallo smottamento verso valle della enorme massa di rifiuti seppellita; offesa alla pubblica incolumità rilevante per l'estensione della compromissione e per il numero delle persone esposte a pericolo, trattandosi di una zona particolarmente urbanizzata collocata nella città di Napoli e nel Parco metropolitano delle Colline di Napoli".

"Ecosistema alterato irreversibilmente"

Secondo i giudici, lo sversamento illecito di rifiuti avrebbe procurato "l'alterazione irreversibile dell'equilibrio dell'ecosistema presente all'interno dell'area". L'ex cava Suarez, che si trova ai Camaldoli, a cavallo tra i quartieri Arenella e Chiaiano, era utilizzata in passato per l'estrazione del tufo. Nel 2011, la Regione Campania autorizza il piano per la ricomposizione ambientale, per riempire con materiali compatibili i vuoti creati dall’estrazione del tufo nella cava. Si parla di circa 30mila metri quadrati di superficie. L'attività inizia nel 2013, con autorizzazione del genio civile. L'indagine parte nel 2015, dopo la segnalazioni di alcuni movimenti sospetti nella cava.

Secondo le indagini, nella cava sarebbero stati smaltiti illecitamente 176mila metri cubi di rifiuti, compreso amianto frammentato. La cava nel corso degli anni, poi, è stata sequestrate e dissequestrata parzialmente. Ci sono stati ricorsi. Le indagini sono proseguite. Sono state eseguite perizie tecniche sulla composizione del suolo, si è arrivati a scavare tra. rifiuti fino a 30 metri di profondità, prima di toccare la roccia. Adesso è stato contestato il reato di disastro ambientale.

La presenza delle sostanze inquinanti nei suoli, "determina e determinerà anche nel futuro il relativo assorbimento da parte delle radici delle piante e quindi nelle foglie e nei frutti, sino ad entrare nella catena alimentare, rappresentando un ulteriore grave fattore di rischio per la pubblica incolumità".

Cosa succede adesso

Che fine farà adesso la cava Suarez? Al momento non è stato ancora stabilito. La situazione di inquinamento è stata accertata dai periti. La cava è stata oggetto anche di sopralluoghi dell'ISPRA. La priorità, a quanto apprende Fanpage.it da fonti qualificate, è la messa in sicurezza, indispensabile per bloccare il dilavamento. Successivamente si penserà al piano di bonifica, che potrebbe essere fatto per alcuni materiali anche in situ. Tra le ipotesi al vaglio, anche quella di tombare tutto, chiudere la cava con i sigilli e non rimuovere nulla, per evitare altro inquinamento.

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