«Giunto da Roma st’ommo tutt’ ’e nu piezzo / giunto da Roma se n’è venuto a Napoli». È il verso del testo di una canzone che ha trent'anni: è dei 99 Posse e si chiama semplicemente "Napoli". L' «uomo tutto d'un pezzo» giunto da Roma – il prefetto di ferro o commissario di governo – è l'esito scontato che dall'inizio dell'età repubblicana sortisce una qualsivoglia emergenza sociale, politica, ambientale, avvenuta all'ombra del Vesuvio.
Commissario straordinario per la bonifica di Bagnoli-Coroglio; commissario straordinario per l'emergenza rifiuti in Campania; commissario straordinario del Governo della Zona Economica Speciale; commissario straordinario dell'Ente parco nazionale del Vesuvio; commissario Straordinario per la Bonifica delle discariche abusive; commissario straordinario per gli interventi di riparazione, di ricostruzione, di assistenza alla popolazione e di ripresa economica di Ischia.
Oggi abbiamo un commissario di governo per occuparsi solo di un un rione della provincia di Napoli: il Parco Verde di Caivano. Si guadagna una struttura di 5 persone. Il "decreto legge baby gang" dispone che per rifare una piscina disastrata e ridare un po' di spazi a scuole e attività sociali servirà un diretto delegato di Giorgia Meloni che evidentemente non si affida (o non si fida) del Comune di Caivano (a sua volta già commissariato) ma nemmeno della Città Metropolitana di Napoli (l'ex Provincia, retta dal sindaco di Napoli Gaetano Manfredi) e men che meno della Regione Campania guidata da Vincenzo De Luca.
Il commissariamento come morte della politica, la nomina del proprio delegato di governo come conferma della legge di gravità che vive nei processi politici italiani, scaraventati dal tetto a terra come palle di piombo, incuranti di ciò che c'è sotto.
Di commissari a Napoli ce ne sono più nei romanzi gialli e negli uffici di Stato che nelle stazioni di polizia: i precedenti – da Bagnoli ai rifiuti – non hanno funzionato granché. Vedremo cosa accadrà stavolta.