I medici cinesi studiano le tecniche di cura italiane a Napoli: “Le useremo sui nostri pazienti”

Professori, primari e chirurghi affermati vengono dalla Cina a studiare le tecniche chirurgiche occidentali a Napoli e considerano il Cardarelli un’eccellenza.
A cura di Peppe Pace
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dott. Chaohui Gu, medico della delegazione cinese.
dott. Chaohui Gu, medico della delegazione cinese.

Hanno accesso a tutti i reparti dell'ospedale, compreso il pronto soccorso, e possono osservare i loro colleghi italiani al lavoro durante le operazioni, studiando prassi, percorsi clinici, metodologie e attività di ricerca del sistema sanitario occidentale. Dopo il turno possono vivere la città, dove soggiorneranno per almeno 3 mesi, un progetto che prevede, a rotazione, la presenza di circa 300 medici cinesi in Campania fino al 2027.

Ad oggi sono presenti 38 osservatori cinesi in oltre 20 reparti, si tratta di giovani primari, per lo più donne, direttrici e direttori di dipartimento provenienti prevalentemente dalle popolose città di Xuzhov, Jansung e Hennan, impiegati in grandi ospedali da oltre diecimila posti letto: "Ho imparato tantissime cose – racconta Wei He, direttore del dipartimento di chirurgia maxillo-facciale e decano della scuola di stomatologia del First Affiliated Hospital of Zhengzhou University, nella provincia di Henan – sono rimasto molto colpito dall'umanità con cui i medici si occupano dei pazienti, stringere amicizia tra colleghi qui è la regola e questo aiuta a costruire una salda intesa professionale. Qui ogni paziente viene curato subito e gratuitamente, mentre da noi bisogna avere l'assicurazione nazionale sanitaria obbligatoria e in ogni caso, quando si riceve una prestazione, bisogna pagare".

"L'idea è quella di creare un hub permanente – come ci spiega Vincenzo Scancamarra, presidente dell'associazione culturale “L’Era della Stella Polare APS-ETS” – dove i medici italiani e cinesi possono rimanere in contatto per avere consulti immediati, nonché un'interscambio che preveda poi l'invito dei colleghi italiani in Cina, in modo da poter chiudere il cerchio ed elaborare una sintesi tra le migliori tecniche mediche adoperate nei diversi Paesi". Particolare impatto ha avuto la tecnologia adoperata in alcuni dipartimenti, come ad esempio quello di urologia, dove Chaohui Gu, vice direttore di urologia anche lui del First Affiliated Hospital of Zhengzhou, ha assistito ad un delicato intervento del primario di urologia Paolo Fedelini: "Il dott. Fedelini ha scelto l'approccio mini invasivo robotico per un intervento di nefrectomia parziale nel quale non è stata clampata l'arteria. Quando tornerò in Cina utilizzerò questa tecnica sui miei pazienti".

Un gruppo di medici cinesi e italiani davanti all'ingresso dell'ospedale Cardarelli.
Un gruppo di medici cinesi e italiani davanti all'ingresso dell'ospedale Cardarelli.

"Siamo lieti di ospitare questi medici che si stanno formando qui al Cardarelli – spiega il direttore generale Antonio d'Amore – un confronto tra la sanità cinese e quella che da loro è considerata un'eccellenza della sanità europea". Alla fine del periodo di osservazione, ai medici cinesi viene consegnato un attestato presso il centro di biotecnologie interno all'ospedale, afferente all'unità operativa complessa di Formazione, Ricerca e Cooperazione Internazionale diretta dal dott. Maurizio Cappiello.

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