I malati di tumore in Campania spesso devono pagarsi cure e visite. Il caso Caserta, dove manca la PET

In provincia di Caserta è impossibile svolgere alcuni esami nelle strutture pubbliche, tetti di spesa e liste d’attesa costringono i malati a pagare ai privati le prestazioni per intero. La storia di Teresa, malata di tumore nello sfascio della sanità campana.
A cura di Antonio Musella
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Teresa Tartaglione / foto Fanpage.it
Teresa Tartaglione / foto Fanpage.it

La Pet, Tomografia a emissione di positroni, è un esame di diagnostica medico-nucleare importantissimo per i malati oncologici. È in grado di dirti lo stato di avanzamento o miglioramento della malattia. Ma se vivi in provincia di Caserta,  è impossibile farla presso una struttura pubblica: non ci sono i macchinari. E così i malati oncologici sono costretti a rivolgersi ai privati, testando con mano lo smantellamento della sanità pubblica. I fondi per le prestazioni in convenzione, cioè il fondo con cui la Regione Campania paga i privati per sopperire all'insufficienza dell'offerta della sanità pubblica, viene erogato, tra i pochissimi casi in Italia, mensilmente.

Questo vuol dire che già nei primissimi giorni del mese si crea un ingolfamento delle prenotazioni ed un rapidissimo esaurirsi del fondo. I malati oncologici quindi, a fondo esaurito, devono pagare per intero la prestazione privata sostenendo dei costi enormi. Attraverso la storia di Teresa Tartaglione, malata oncologica che vive in provincia di Caserta, proviamo ad analizzare questo triste spaccato della sanità campana.

"Costi così alti che si arriva a rinunciare alle cure"

La storia di Teresa inizia nel 2020 quando le viene diagnosticato un cancro invasivo al seno destro, decide di farsi operare all'ospedale "Gemelli" di Roma, considerando già in partenza la struttura capitolina più "opportuno" rispetto a quelle del territorio campano. Subito dopo l'intervento, ben riuscito, per Teresa inizia la lunga fase dei controlli e dei follow up per capire, mese dopo mese, se il tumore è stato definitivamente sconfitto oppure se la sua salute è ancora in pericolo:

Teresa avrebbe diritto all'esenzione ticket contraddistinta dal codice 048, ovvero quello che definisce i malati oncologici. Racconta a Fanpage.it:

Quando ho iniziato a dover fare i follow up mi è caduto il mondo addosso per una seconda volta, mi sono scontrata con quelli che sono i tetti di spesa.

Per fare alcuni esami nelle strutture pubbliche avrei dovuto attendere i tempi delle liste d'attesa che arrivavano quasi ad un anno, praticamente nel tempo di attesa per fare gli esami del primo follow-up ne avrei dovuti fare tre.

Altri esami ancora non potevo proprio farli nelle strutture pubbliche perché a Caserta e provincia non ci sono i macchinari.

Quindi per gli esami diagnostici è costretta sin da subito a rivolgersi ai privati:

Il nostro governo regionale eroga il fondo per le prestazioni sanitarie in convenzione mensilmente, prima invece era annuale, questo ha comportato che i soldi finiscono nei primi giorni del mese.

Tutti lo sanno quindi nei primi giorni del mese prenotare un esame è impossibile, c'è un'occlusione.

Teresa, come tutti i malati oncologici della provincia di Caserta deve rivolgersi ad un centro privato e pagare la prestazione interamente. Questo significa che ogni famiglia di un malato oncologico deve affrontare delle spese enormi solo per stabilire le condizioni di salute. Risonanza magnetica, P.e.t, Tac, analisi speciali del sangue, tutto pagato interamente ai centri privati:

Una risonanza magnetica costa intorno ai 200 euro, la Tac 180 euro, le analisi del sangue circa 270 euro per i malati oncologici perché sono complesse, gli oneri sono talmente alti che alcuni rinunciano alle cure, le persone devono decidere se curarsi o campare.

"Siamo stanchi delle manfrine demagogiche dei politici"

La Provincia di Caserta rientra nel perimetro della Terra dei Fuochi, l'area analizzata lungamente in questi anni dalle istituzioni sanitarie ed interessata da un fenomeno di smaltimento ed incendio illegale di rifiuti, anche pericolosi, che è andato avanti per almeno due decenni su quel territorio. E' in questa zona che le malattie tumorali hanno raggiunto un picco al di sopra della media nazionale. Secondo lo studio dell'Istituto Superiore di Sanità, nell'area dei 38 comuni tra la provincia di Napoli e Caserta i picchi di malattia riguardano proprio il tumore al seno nelle donne, proprio come la patologia che ha colpito Teresa.

È proprio in questa zona che l'ISS consiglia un "sistema di sorveglianza epidemiologica integrata", eppure un cittadino che vuole sottoporsi a screening e controlli, o che sfortunatamente si è già ammalato, deve fare i conti con l'assoluta insufficienza dell'offerta sanitaria pubblica.

"Le istituzioni ci bombardano con le pubblicità degli screening – spiega Teresa – ma è una prevenzione che però non possiamo fare. E' vergognoso che non ci si possa curare, è impossibile che nella Terra dei fuochi manchino i macchinari, noi qui abbiamo 5 anni di aspettativa di vita in meno rispetto al resto del paese, è una vergogna nazionale".

Il progressivo smantellamento della sanità pubblica resta un problema che riguarda tutto il paese, ma proprio dove le condizioni economiche sono peggiori, proprio dove le condizioni ambientali mettono a maggiore rischio la salute delle persone, questo scenario risulta ancora più insopportabile. Il presidente della Regione Campania, Vincenzo De Luca, nelle ultime settimane ha più volte parlato di un problema nazionale, tirando in ballo il governo rispetto ai problemi legati alla sanità.

"Io mi sento anche un po' presa in giro – spiega Teresa – sono stanca delle manfrine demagogiche dei politici, credo che si debba chiudere il cerchio e non parlare più della malattia ma dei malati. Purtroppo stiamo arrivando la punto che chi non ha i soldi non si può curare, l'equità che doveva essere garantita dalla sanità pubblica, non c'è più".

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