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Il Capo dipartimento della Protezione civile Fabio Ciciliano sostiene che, con una scossa magnitudo 5 ai Campi Flegrei, «cadono i palazzi e contiamo i morti». Tralasciando (per non estendere il ragionamento) la mancanza di empatia e rigore nella comunicazione, in questa fase, del numero uno della Protezione Civile, dipartimento afferente alla Presidenza del Consiglio dei Ministri, concentriamoci sulle reazioni a quest’affermazione.
Diamo per assunto che più è forte un terremoto, maggiori sono i danni che causa. Diamo per assunto che in Italia (in tutt'Italia) non tutte le case sono realizzate con criteri antisismici.
Quel che colpisce della reazione a Ciciliano è la polarizzazione totale. Una parte di persone – soprattutto campani – s’indigna a rigor di logica: se queste affermazioni del capo della Protezione Civile («cadono i palazzi, contiamo i morti») non sono basate su dati scientifici allora sono clamorosamente allarmistiche. Ma se, al contrario, fossero fondate, allora cosa ci dice, di grazia, cosa si sta facendo per evitare il disastro?
Una parte di italiani insinua, in maniera più o meno velata, che tutto sommato questa situazione i residenti dei Campi Flegrei se la siano cercata. «Sanno che è una zona sismica da sempre» si legge e si dice.
Qualche dato e un po’ di storia: in Italia ci sono 13 regioni su 20 dichiarate a rischio sismico alto e medio alto e ci sono 9 zone vulcaniche (tre delle quali in Campania). L’ultima eruzione ai Campi Flegrei è datata 1538 e si è verificata dopo un periodo di calma (quiescenza) durato circa 3.000 anni.
Prima d’oggi le maggiori crisi bradisismiche flegree si sono avute nei periodi 1970-1972 e 1982-1984. Il suolo ha iniziato a risollevarsi molto lentamente dal 2005 e dal 2012 è stata innalzata l’allerta al livello giallo. Le vie di fuga sono assolutamente inadeguate. Ma chi vive da quarant’anni (tanti ne sono passati dall’ultimo bradisismo) ai Campi Flegrei lo ha fatto tutto sommato convivendo con la caldera vulcanica. Così come pure la Protezione Civile ci ha convissuto: dotti medici e sapienti sapevano e sanno cos’è il “supervulcano” flegreo.
Il dilemma della politica e dei tecnici al servizio delle scelte politiche è quello: per ridurre il rischio a quasi zero occorre sgomberare un’area gigantesca. Ma si può evacuare mezzo milione di persone per una crisi bradisismica che può regredire come già avvenuto in passato?
Per questo le frasi di Ciciliano dicono e non dicono, sembrano nette ma sono uno scarico di responsabilità: se è vero che i singoli possono anche andar via, per chiudere i battenti a intere città occorre una volontà politica chiara. Quindi parlare come ha fatto lui non è franchezza, è ansia gratuita. E suggerisce ad una parte d’Italia che qualcuno qui abbia colpe perfino per ciò che decidono le viscere della terra.
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