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Emergenza lavoro

Ho inviato oltre 2.000 curriculum. Ma una donna di 39 anni e madre come deve fare per trovare lavoro?

Deborah, 39 anni, mamma di una bimba undicenne, cerca lavoro. “Non mi considerano nemmeno per un colloquio conoscitivo, è devastante”.
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Deborah vive in uno dei popolosi comuni dell'hinterland Nord di Napoli, ha 39 anni e – lo spiega lei in una lettera a Fanpage.it – è madre «di una splendida bambina di 11 anni, che ho cresciuto economicamente finora da sola». La sua storia non riguarda però il rapporto genitoriale, ma è un grido di rabbia e disperazione per il più frequente dei motivi: Deborah non trova lavoro.

Spiega nella sua lettera:  «Ho lasciato un lavoro dove ho speso gli ultimi 10 anni; un luogo poco gratificante, dove non esisteva meritocrazia, ma solo scavalcarsi l’un l’altro tra falsità e cattiverie velate. Stipendi che avvenivano sempre in ritardo di mesi e molto spesso saltavano dei mesi. Un luogo dove si lavorava tantissimo fisicamente, ma anche mentalmente, l’organizzazione era fondamentale. Pasqua, Natale, vacanze estive, turni di notte, sempre a lavorare perché la turnistica privilegiava sempre i raccomandati. Ad certo punto ho detto basta. Troppi sacrifici e poche gratifiche». Il suo lavoro principale è stato in un esercizio di ristorazione del Napoletano dove ha ricoperto per anni il ruolo di manager assistant.

Dopo un periodo iniziale di ricerca attiva, ora Deborah è scoraggiata: «Ho inviato oltre duemila curriculum che immagino non vengano nemmeno letti quando si arriva alla mia età. Sì, perché a 39 anni si è vecchi per lavorare. Preferiscono i giovani perché grazie agli incentivi statali si risparmia. Quando lo ero io giovane invece cercavano persone con esperienza. Voglio solo un lavoro decente e dignitoso».

Duemila curriculum: la storia sembra così assurda e così frequente al tempo stesso. Sembra quella scritta quarant'anni fa da Luciano De Crescenzo per tratteggiare il ruolo di Giorgio, il genero architetto disoccupato nel film "Così parlò Bellavista". «I miei cv – aggiunge Deborah – sono stati inviati tutti nella provincia di Napoli e in provincia di Caserta. E l’essere nemmeno considerata per un colloquio conoscitivo è devastante, ti fa sentire senza speranze. Soprattutto per chi come me ha sempre lavorato in modo serio ed attivo».

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