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“Hic et ubique”: sui muri degli Scavi di Pompei scoperto l’augurio latino, citato anche da Shakespeare

Tra i vari graffiti scoperti nel cantiere di scavi al Regio IX, nel Parco Archeologico di Pompei, anche l’augurio “Hic et ubique”, citato poi da Shakespeare nell’Amleto.
A cura di Valerio Papadia
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Non si fermano le sorprese che regalano gli Scavi di Pompei: sono stati resi noti, infatti, i recenti graffiti scoperti nel cantiere di scavo del Regio IX, pubblicati sull'E-Journal del Parco Archeologico. Le iscrizioni graffite sono state rinvenute per la maggior parte nel cosiddetto salone nero e in alcuni ambienti vicini: si tratta, perlopiù, di firme autografe di persone che, oltre duemila anni fa, hanno attraversato quei luoghi. Si legge, infatti, il nome di un tale Pudens, o di Vesbinus, o ancora di Valerius e di un Silvanus. Molto singolare, poi, l'augurio latino trovato scritto su un muro: "Hic et ubique".

L'augurio citato anche da Shakespeare nel suo Amleto

Si tratta di una espressione formulare che significa letteralmente "qui e ovunque": probabilmente, chi l'ha scritta potrebbe aver augurato ai padroni di casa di trovare fortuna e felicità in quell'abitazione. L'augurio "Hic et ubique" è noto quasi esclusivamente dalle pareti pompeiane, ma ha saputo solcare i secoli, arrivando fino all'Inghilterra del Seicento e al famoso poeta William Shakespeare, che cita proprio l'espressione latina nel suo Amleto, considerato il capolavoro del bardo: "Hic et ubique", infatti, apre la frase che il principe di Danimarca rivolge al fantasma di suo padre.

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