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Guerriglia durante protesta anti coprifuoco a Napoli, tra i 46 indagati Roberto Fiore e vertici di Forza Nuova

Si chiude con 46 indagati l’inchiesta sugli scontri contro il coprifuoco a Napoli nell’ottobre 2020; per gli inquirenti promotori Roberto Fiore e altri vertici di Forza Nuova.
A cura di Nico Falco
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La Procura di Napoli ha chiuso le indagini sui violenti scontri avvenuti a fine ottobre 2020 a Napoli, durante la protesta anti coprifuoco, vicino alla sede della Giunta regionale della Campania: nel registro degli indagati ci sono 46 persone, tra cui Roberto Fiore, leader di Forza Nuova, e altri vertici del movimento di estrema destra, ritenuti dagli inquirenti istigatori e promotori degli scontri. Nell'elenco, inoltre, ci sono rappresentati del tifo organizzato, come Gennaro Grosso, capo del gruppo "Masseria", e attivisti del movimento antagonista Sud Conta e di Insurgencia. Da quell'indagine è scaturito un altro filone investigativo, relativo a presunti illeciti per la realizzazione di una statua dedicata a Diego Armando Maradona; tra gli indagati, oltre a Grosso, gli ex assessori comunali di Napoli Eleonora De Majo e Ciro Borriello (per turbata libertà degli incanti) e l'ex assessore della terza municipalità Egidio Giordano.

L'inchiesta sugli scontri è affidata al pool di magistrati istituito dal procuratore Giovanni Melillo e composto dai sostituti procuratori Celeste Carrano, Luciano D'Angelo, Danilo De Simone e Antonello Ardituro; al termine delle indagini è stata delegata alle forze dell'ordine la notifica degli avvisi di conclusione. Tra i destinatari, oltre a Fiore, ci sono anche Nicola Trisciuoglio e Ciro Andretti, rispettivamente responsabile provinciale e coordinatore regionale di Forza Nuova. Attualmente Fiore si trova nel carcere di Poggioreale, sotto processo (con altre 14 persone) per l'assalto alla sede della Cgil del 9 ottobre scorso.

Secondo la tesi dei magistrati i tre avrebbero promosso e istigato gli scontri "attraverso un pubblico appello diffuso sui social media, inneggiando alla sollevazione sanitaria ed auspicando che "sia Napoli la prima scintilla della rivoluzione". Secondo gli accertamenti alle fasi violente della protesta, che era cominciata in modo pacifico, presero parte anche ultras, commercianti, componenti delle frange estremiste e anche appartenenti alla criminalità, organizzata e non.

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