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Gli scontri di Napoli erano ampiamente previsti. E non è stato fatto abbastanza per evitarli

Il mercoledì nero di Napoli poteva essere evitato. E qualcuno dovrà spiegare perché non è stato fatto abbastanza.
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Il centro storico patrimonio Unesco teatro di una guerra con mazze, sampietrini, urla, bottigliate, caschi, fumogeni.  I tifosi dell'Eintracht Francoforte per tutta la mattinata hanno scorrazzato in giro per Napoli, comunicando nel linguaggio – folle – degli ultras «noi siamo qui a casa vostra, voi dove siete?».

E i tifosi del Napoli hanno raccolto l'orribile provocazione: si sono preparati, si sono "dati la voce" e hanno avuto il tempo di organizzare un assalto che ha del paramilitare. In mezzo, poliziotti e carabinieri a fare da cuscinetto fra le due tifoserie, intorno noi, i napoletani, spaventati e arrabbiati. I commercianti hanno visto dehors, sedie e tavolini spazzati via nel giro di pochi secondi, usati come materiale da lancio, automobili date alle fiamme per creare diversi – perfino una della polizia è stata distrutta – e un autobus usato per il trasporto tifosi ma di proprietà comunale danneggiato con una sassaiola, come se ve ne fossero abbastanza.

Di chi è la colpa? Da dividersi equamente fra le due tifoserie. Ma di chi la responsabilità per non aver evitato tutto ciò? Le tensioni erano previste da settimane, perché non si fatto in modo da scongiurare questa orribile giornata? Finirà tutto con qualche interrogazione parlamentare e tanti che si battono il petto.

Ma il mercoledì nero di Napoli poteva essere evitato. E qualcuno dovrà spiegare perché non è stato fatto abbastanza. 

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Giornalista professionista, capo cronaca Napoli a Fanpage.it. Insegna Etica e deontologia del giornalismo alla LUMSA. È autore del libro "Se potessi, ti regalerei Napoli" (Rizzoli). Ha una newsletter dal titolo "Saluti da Napoli". Ha vinto il Premio giornalistico Giancarlo Siani nel 2007 e i premi Paolo Giuntella e Marcello Torre nel 2012.
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