“Gli diamo il bacio e appena si gira…”: così il clan aveva deciso l’omicidio di Ciro Caiafa
Ciro Caiafa fu ucciso perché voleva spacciare droga "fuori sistema", non voleva sottostare alle regole imposte dal triumvirato dei Saltalamacchia-Esposito-Masiello: è quello che emerge dalle indagini che hanno portato oggi all'emissione di 53 misure cautelari contro il cartello camorristico dei Quartieri Spagnoli. L'uomo era il padre di Luigi, ucciso da un poliziotto in borghese la notte del 4 ottobre 2020 in via Duomo, mentre cercava di rapinare dei giovani in automobile.
Il padre del 17enne venne invece ammazzato all'una del mattino del 31 dicembre dello stesso anno: il killer sfondò la porta del suo basso di Sedil Capuano e gli sparò mentre stava facendo un tatuaggio dedicato al figlio morto. L'omicidio, ricostruiscono gli inquirenti nell'ordinanza, venne decretato da Eduardo Saltalamacchia in un summit di camorra a cui avevano partecipato anche Antonio Masiello, Ciro Burraccione e Roberto Ciotola; il motivo sarebbe stato in uno sconfinamento: Caiafa avrebbe venduto droga non solo a Forcella, ma anche ai Quartieri Spagnoli e senza autorizzazione.
Le intercettazioni risalgono al 30 marzo 2020, sono state captate a casa di Masiello Vincenzo. "Come dobbiamo fare con questo Ciro Caiafa che logicamente lo teniamo qua sopra?", dice Saltalamacchia, che poi aggiunge: "Facciamoci furbi un'altra volta come prima, diamogli il bacio, diamogli la mano ‘o frate… come si gira, boom… questo dobbiamo fare".
Nella stessa conversazione, lo stesso Saltalamacchia dice ancora: "Mò ‘sto Ciro Caiafa, per noi è un problema? Non gli diciamo niente, facciamolo salire come sta salendo… è un regalo di Natale… lo dobbiamo azzeccare? azzecchiamolo".