Giuseppe ucciso di botte a Cardito, i fratellini vivevano nel degrado: “Capelli pieni di muffa”
Si erano conosciuti su una chat, Tony Essobti Badre e Valentina Casa, nell'ottobre 2017. Qualche messaggio, poi la corrispondenza virtuale sempre più fitta, fino a quando, 9 mesi dopo, erano andati a vivere insieme. Le botte erano cominciate subito: una vicina di casa aveva notato i lividi sul corpo di Giuseppe già quattro mesi dopo, a fine novembre. La bambina invece era andata a scuola con un occhio nero ad ottobre. Il contesto di estremo degrado viene illustrato nella sentenza di condanna emessa nel novembre scorso verso i due: ergastolo per Tony, accusato dell'omicidio del piccolo Giuseppe Dorice e di tentato omicidio della sorellina, 6 anni per lei, per maltrattamenti verso i bambini e per non avere mai fatto nulla per impedire quei pestaggi.
Le violenze subito dopo la convivenza
Valentina Casa era andata a vivere con Tony Essobti Badre nel luglio 2018 insieme ai tre figli: Giuseppe, all'epoca 6 anni, la sorellina, 7 anni, e la terza bimba, che al momento del trasferimento aveva da qualche mese compiuto due anni. Lui ambulante in un mercato, 30 euro al giorno dei quali 20 andavano via in hashish, lei colf irregolare a Sorrento per la stessa cifra. I tre piccoli erano praticamente cresciuti soltanto con la madre: il padre, col quale non ha mai convissuto, viene descritto in sentenza come "assente, che non adempie ai propri oneri non solo economici ma soprattutto affettivi. Nulla sa dei figli, nulla fa per occuparsi di loro, men che mai per difenderli".
Agli atti, una testimonianza di una vicina di casa che risale al 25 novembre. Nell'abitazione c'erano solo Giuseppe e la sorellina. Una folata di vento, la porta si era chiusa e i due bambini erano rimasti fuori. La bambina aveva chiesto alla vicina, convinta che bastasse qualsiasi chiave per aprire la sua porta, e al diniego i due avevano avuto una reazione eccessiva: avevano cominciato a prendere disperatamente a calci la porta. In quella situazione la donna aveva notato dei lividi sul collo di Giuseppe. Si era offerta di chiamare i genitori, ma la piccola aveva risposto: "Mamma si, Tony no".
I bambini a scuola coperti di lividi
I bimbi erano stati iscritti a scuola a Crispano, dove vive la madre di Tony, che avrebbe potuto andare a prenderli a scuola mentre Valentina Casa e il compagno erano al lavoro. Dalle testimonianze delle maestre si evince lo stato di totale abbandono in cui vivevano e che era stato notato anche in classe. "La piccola era particolarmente sveglia, socievole – si legge in sentenza, richiamando le dichiarazioni delle insegnanti – ma la sua igiene personale era praticamente inesistente. Era sporca, addirittura i suoi capelli emanavano un forte odore di muffa".
Le maestre hanno raccontato i diversi episodi in cui hanno notato i segni delle violenze. Una di loro, durante l'esame dibattimentale, ha riferito che a fine novembre 2018 la bambina era arrivata in classe con un labbro gonfio. Aveva detto di essere caduta dalla bici, ma le era stato chiesto come mai non avesse segni sulle mani. Così lei aveva risposto di essere caduta dal letto, in casa.
Altre due insegnanti hanno detto di avere notato un livido sul volto della bambina nello stesso periodo. Un altro livido era stato visto un mese prima, a ottobre, da un'altra insegnante: per spiegare quel segno sotto l'occhio, la bambina aveva detto di essersi fatta male mentre giocava col fratellino, salvo poi cambiare versione e dire di essere caduta per le scale.
Nel gennaio 2019, pochi giorni prima della tragedia, la bambina era andata a scuola con una grossolana fasciatura sull'orecchio destro. La maestra, spostando la medicazione, si era accorta che sul lobo c'era un taglio evidente. Inoltre la bimba aveva dei lividi recenti su cui era stata applicata una pomata. In quella circostanza, dopo varie insistenze, la piccola si era confidata con una insegnante a cui era particolarmente legata dicendo che era stato Tony perché lei e Giuseppe erano stati "monelli". Dopo quell'episodio le maestre avevano scritto una nota al dirigente scolastico, che però non aveva fatto nulla.