Giulio Giaccio, ucciso per errore e sciolto nell’acido: 30 anni per i boss dei Polverino
Carlo Nappi e Salvatore Cammarota sono stati condannati a 30 anni di carcere per l'omicidio di Giulio Giaccio, ucciso per errore e sciolto nell'acido 24 anni fa: i due, all'epoca erano elementi apicali del clan Polverino di Marano di Napoli e sono stati ritenuti come i mandanti del delitto. Condannato invece a dieci anni Roberto Perone, collaboratore di giustizia e che si trovava nell'auto in cui venne ucciso Giaccio. Per l'omicidio di Giaccio sono indagati anche Salvatore Simioli, Raffaele D’Alterio e Luigi De Cristofaro, tutti elementi di spicco del clan Polverino di Marano. Le indagini, iniziate dal pubblico ministero Di Mauro e poi proseguite dal pm della Direzione Distrettuale Antimafia di Napoli Giuseppe Visone, proseguono.
Secondo quanto ricostruito dagli inquirenti, Giulio Giaccio fu ucciso per errore perché i mandanti del delitto erano convinti che avesse importunato la sorella di un affiliato al clan Polverino, lo stesso Cammarota. Un errore che però pagò solo Giaccio: per ucciderlo i criminali si finsero poliziotti e lo sequestrarono, per poi ucciderlo e scioglierlo nell'acido il 30 luglio del 2000; tutto per errore, come emerso dalle dichiarazioni delle persone coinvolte: gli uomini del clan cercavano un "Salvatore", mai identificato, che avesse avuto una relazione con la sorella di Cammarota. Per una serie di tragiche circostanze, erano convinti che quell'uomo fosse Giulio Giaccio, un 26enne del posto incensurato che lavorava come muratore e che non aveva nulla a che fare con ambienti criminali.
"Sei tu Salvatore?", gli chiesero fingendosi poliziotti. Non servì a nulla dire di chiamarsi Giulio, lo caricarono in auto e lo portarono via. Il tutto davanti a un amico di Giulio, che raccontò tutto ai familiari, che preoccupati chiamarono tutte le stazioni di polizia, ma nulla. Giulio Giaccio, 26 anni, venne letteralmente inghiottito nel nulla. Un mistero risolto solo dopo 22 anni: nel dicembre del 2022, la svolta con le prime ammissioni di colpa da parte delle persone coinvolte. E oggi la sentenza per Carlo Nappi e Salvatore Cammarota, considerati i mandanti e condannati a 30 anni di carcere.