Vita d’azzardo: storie di ex giocatori che hanno perso tutto con Gratta e Vinci, videopoker, scommesse

I giocatori d’azzardo che hanno perso tutto non sempre si fermano e prendono coscienza della tragedia in cui sono. Per combattere la ludopatia è necessario un aiuto esterno e spesso per recuperare un barlume di normalità ci vogliono anni di lavoro sulla propria dipendenza. Fanpage.it ha raccolto in una notte le confessioni di numerosi “ex” ossessionati dall’azzardo che oggi attraverso i Giocatori Anonimi hanno preso coscienza della loro situazione e cercano di uscirne fuori. Faticosamente.
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La salvezza di chi ha perso tutto nel gioco d'azzardo è a un tiro di schioppo dal luogo in cui ci si giocava pure l'anima. A Napoli la chiesetta di via dei Cimbri in cui si svolgono le riunioni settimanali dei Giocatori Anonimi è a poche decine di metri dal Grande Archivio di Napoli. Lì, fino a non molti anni, fa si ‘tiravano' i numeri del Bancolotto, estratti dall'urna dalla mano di un bimbo bendato.

«C'è voluttà nell'estremo grado dell'umiliazione e dell'avvilimento», scriveva Dostoevskij nel "Giocatore" e molti dei racconti affidati a Fanpage.it da ex giocatori pentiti parlano proprio del fondo di questo pozzo, raggiunto il quale risalire non è scontato. Si può infatti restare in balìa dei fenomeni, possono passare anni tra il galleggiamento, l'annegamento o la via di salvazione. È sul pelo d'acqua che ci si risveglia. O ci si lascia andare.

Ludopatia è l'unione di due elementi uno capace di squilibrare l'altro: ludo è gioia, movimento, saltello, gioco, il suffissoide che gli si attacca addosso è patologico, è pàtein, sofferenza. E così iniziano le storie dei giocatori compulsivi: dalla gioia alla sofferenza. Nel corso delle interviste uno di loro fa coincidere l'inizio della tragedia con una grande fortuna, quando ha portato a casa cinquantamila euro in Gratta e Vinci. Vinceva ma perdeva. Perché il morbo già rodeva dentro e trasformava la vita in un assegno postadato, in una fuga dai debitori, in una vergogna malcelata.

Nei giorni scorsi a Napoli si è tanto parlato della maxi-vincita da mezzo milione d'euro per un Gratta e Vinci sottratto dal tabaccaio all'anziana vincitrice e poi rocambolescamente recuperato. «Si parla del Gratta e Vinci da mezzo milione, ma perché non si parla di quante vite i Gratta e Vinci hanno contribuito ad annientare?». Non tutti la pensano così: «Le scommesse ci sono da sempre, sta a me non giocare più».

Ripudiati, protestati, usurati, dissanguati: gli ex giocatori non si definiscono mai tali. «Sono consapevole, ho capito, vado avanti giorno per giorno»: raccontano a Fanpage.it le loro storie con la garanzia dell'anonimato. A volte stanno ancora scontando i debiti, a volte ci sono interi pezzi di famiglia che non sanno. Ignari i figli lontani, ignari i genitori anziani, le nuove fidanzate. Altre volte, invece, i giocatori sono riusciti a conservare il posto di lavoro ed è magari un impiego di fiducia, dove maneggiano soldi ogni giorno. Lì si annida la grande tentazione. Addetti alla cassa, titolari di negozi, portieri col compito di raccogliere le quote condominiali: le mazzette da 5, 10, 20, 50 euro in mano oggi scottano ancor di più poiché si è consapevoli del rischio e di come è già finita. «Il Padreterno mi ha messo una mano in testa perché non ho perso il lavoro nonostante i guai che ho combinato. Ma se mi faccio vedere in faccia perdo pure quello».

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Nella piccola chiesa valdese di Napoli, seduti in circolo o sulle panche in apertura tutti ripetono la "preghiera della serenità" di Reinhold Niebuhr, divenuta mantra nelle riunioni degli Anonimi, giocatori e alcolisti:

Dio, concedimi la serenità di accettare le cose che non posso cambiare,
il coraggio di cambiare le cose che posso,
e la saggezza per conoscere la differenza

I 12 Passi del Programma di Recupero cominciano con l'accettazione: si è impotenti e si ha bisogno d'aiuto. Terminano con l'impegno ad aiutare gli altri con la propria esperienza di vita.

Il banco vince sempre: è questo che emerge dai racconti. C'è la convinzione granitica che il vizio tale non è: trattasi di patologia divorante che fa leva su debolezze a volte proiettate anche in anni remoti. «Sono stato dallo psicologo ma non mi faceva niente, non risolvevo niente. Solo qui ho trovato un aiuto perché ho trovato gente col mio stesso problema che sapeva cosa stessi provando e non mi giudicava perché combatte come me ogni giorno  per non ricaderci».

«Ricaduta» è la parola che fa più paura nella chiesetta di via Dei Cimbri mentre tutto intorno la notte che si stringe tra il corso Umberto, Forcella, i Tribunali e via Duomo prende la forma di scooter che sfrecciano e si colora di blu di metilene e vecchie lampade stradali al sodio. «Vedi? Io cammino con cinque euro in tasca, non ho più carte di credito o carte di debito, nemmeno prepagate, non ho più un conto corrente, sul mio telefono ho tolto internet. Però sai cosa? Vado a dormire tranquillo. Per ora va bene così, un passo alla volta».

Le storie dei giochi diventati trappole sono innumerevoli: sale slot, videopoker, corse di cavalli, scommesse calcistiche, lotto e lotterie istantanee. C'è chi ha analizzato la sua prima caduta e le ricadute successive: colpa dei troppi tabaccai, delle troppe sale gioco, dei troppi bar, dei troppi spot televisivi, delle pubblicità su internet. «Perché noi siamo deboli, ma lo Stato non fa nulla, anzi ci fa invadere da messaggi che dicono "gioca, gioca, non ti potrà mai succedere niente…". E cosi noi cadiamo e ricadiamo».

Giocatori Anonimi lavora operosamente e in silenzio per aiutare chi lo vuole a cambiare strada. «Una volta vidi una pubblicità loro, li contattai e mi hanno salvato la vita. Solo "Ga" ci è riuscito. Mi raccomando pubblicizzatelo il numero di telefono, perché a me così è successo: per caso. Se non lo vedevo, se non chiamavo chi ‘o ssape addo' stèvo mo‘…»

Il numero dei Giocatori Anonimi di Napoli è  333.14.37.994; il sito è Giocatorianonimi.org e indica le sedi in tutt'Italia.

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