Gianni, il rider rapinato a Napoli: “Erano ragazzini, picchiavano e dicevano di lasciare lo scooter”
Ha voluto raccontare in prima persona la sua storia, l'inaudita violenza subita della quale, grazie alle immagini diffuse sui social in queste ore, praticamente tutta Italia è stata testimone. Gianni, il rider di 50 anni aggredito e derubato del motorino a Napoli, ancora non riesce a credere a quanto gli è capitato, così come è incredulo di fronte alla solidarietà dei suoi concittadini e non solo, che oltre a condannare il gesto e a stargli vicino, hanno anche organizzato una raccolta fondi per ricomprare lo scooter, regalo alla figlia per il 18esimo compleanno. Intervenuto ai microfoni di Gianni Simioli a Radio Marte, in collegamento con il consigliere regionale Francesco Emilio Borrelli, Gianni ha raccontato i tragici momenti della rapina anche ai microfoni di Fanpage.it
Ha perso il lavoro, Gianni, e a 50 anni si è trovato costretto a reinventarsi, come rider. La sera della rapina, come racconta lui stesso, aveva appena fatto una consegna nei pressi di via Janfolla e poi aveva percorso il corso Secondigliano, prima di imboccare calata Capodichino. "Mi hanno bloccato dopo il ponte dell'Asse Mediano" racconta il 50enne. "Erano tutti ragazzini – prosegue rispondendo alle domande su cosa ricorda di quei momenti – tutti ventenni. Non parlavano, mi dicevano solo di lasciare lo scooter".
Come si evince anche dal video, e come ribadisce il diretto interessato, Gianni ha fatto di tutto per non cedere lo scooter, ma alla fine ha dovuto arrendersi. In sei lo hanno accerchiato, troppi perché potesse fare qualcosa, e lo hanno preso a schiaffi e calci, speronandolo anche con altri scooter. "Ho dolori ovunque, ho preso calci ovunque" confessa, dicendo di essere pieno di lividi, soprattutto sulle gambe.
Poco dopo le interviste, è arrivata la notizia del fermo di 6 persone, tutti giovanissimi di Secondigliano e Miano, indiziati di aver compiuto il gesto balordo.