Qualche giorno fa Fanpage.it pubblicava, nell'anniversario della morte di Giancarlo Siani, una riflessione sul giovane giornalista napoletano ammazzato dalla camorra e su come è ricordato oggi, scritta da un editore napoletano tra i più attivi sul fronte legalità e memoria.
Si partiva da un manifesto comparso su alcuni muri di via Tribunali nella notte del 23 settembre con la scritta "Santo per un giorno, dimenticato per un anno".
Paolo Siani che di Giancarlo è il fratello e che dagli anni Ottanta è custode della sua memoria ma anche motore di iniziative per la legalità a supporto di tutte le famiglie delle vittime di camorra, ci invia – e noi pubblichiamo con piacere – la sua riflessione sull'argomento.
Né santo, né dimenticato.
Passeggiando per il centro storico vengo immediatamente attratto da una bella foto di Giancarlo che sorride. Che bello vedere la sua foto sui muri della nostra città. Poi mi avvicino e leggo «santo per un giorno, dimenticato per un anno». Sobbalzo.
Forse sono tornato indietro di molti anni, sarò nella macchina del tempo a ritroso, sarò stato portato indietro al 1988-89 quando soltanto io con Geppino Fiorenza e alcuni colleghi di Giancarlo provavamo a parlare di lui, con fatica entravamo nelle scuole, con fatica riuscivamo a parlare con gli studenti e i professori, con fatica ma determinazione chiedevamo giustizia per Giancarlo. Era il 1988, forse 89.
Ma poi riapro gli occhi e torno nel 2022, al 23 settembre 2022, 37 anni dopo e vedo migliaia e migliaia di ragazzi nelle scuole che non solo si ricordano molto bene di Giancarlo ma lo conoscono e ce ne parlano come fosse un loro amico, e non solo nelle scuole di Napoli e della Campania ma nel Lazio, in Veneto, in Lombardia, in Toscana, e proprio qualche giorno fa ci ha scritto un insegnante di Olbia, in Sardegna, sta organizzando gli incontri per Giancarlo a cominciare dai suoi articoli, e noi andremo anche lì come siamo stati in tantissime scuole in questi 37 anni a parlare di Giancarlo e del suo lavoro, del suo coraggio, della sua bravura che si evince leggendo ancora oggi i suoi articoli, che sono tremendamente attuali.
Riapro gli occhi e vedo le tante strade a lui intitolate, la sala del consiglio regionale che porta il suo nome, le scuole, le biblioteche, vedo la sala della Mehari del PAN, rivedo la Mehari al Parlamento Europeo, vedo i libri realizzati dal suo giornale, vedo il volto di un magistrato e dei suoi collaboratori che grazie alla forza di tanti cittadini che chiedevano giustizia ha riaperto un’inchiesta difficile e mal condotta per anni, vedo Papa Francesco che in un’intervista al suo giornale parla di Giancarlo e dei giornalisti uccisi dalle mafie.
Ma soprattutto vedo lo straordinario lavoro fatto da tantissimi insegnanti che parlano di Giancarlo nelle loro aule da tanti anni e lo raccontano ai loro studenti attraverso la lettura dei suoi articoli che noi abbiamo diffuso e donato a tante biblioteche scolastiche e non solo, e non lo fanno in un solo giorno ma durante tutto l’anno.
Questi insegnanti e tutto il mondo della scuola sono il baluardo della memoria.
Ecco quel manifesto fa torto a tutti loro, prova a vanificare l’impegno lungo 37 anni che ho portato avanti con Geppino, e con gli amici più cari, prova a confondere le idee, prova a scoraggiare chi ha raccolto il nostro testimone e si sta spendendo per non far dimenticare il sacrificio di un ragazzo così giovane, prova a far scendere un velo sui tanti libri che abbiamo realizzato con gli articoli di Giancarlo, l’ultimo esattamente un anno fa, presentato alla Camera dei Deputati con il presidente Roberto Fico e che ho personalmente donato al Presidente della repubblica, e che con il contributo dei sindacato abbiamo portato in tante scuole e continueremo a farlo.
Quel manifesto prova a far confusione.
Ma la forza di Giancarlo va oltre.
E allora Santo non lo so, ma dimenticato proprio no.
Paolo Siani