Fuochi d’artificio la notte dopo la morte di Cosimo Di Lauro a Melito, roccaforte degli Scissionisti
I botti sono partiti a mezzanotte, puntuali. Le palazzine della 219 di Melito si sono illuminate seguendo il ritmo delle esplosioni. Subito dopo, è stata la volta dei fuochi d'artificio: pochi, forse soltanto una batteria, sono schizzati verso il cielo nero e sono ricaduti per dissolversi in un disegno verde. Uno spettacolo durato una manciata di minuti, con cui si è chiusa una giornata particolarmente significativa per la camorra di Napoli nord: ieri mattina è stata diffusa la notizia della morte di Cosimo Di Lauro, primogenito del boss Paolo e alla guida del clan quando scoppio la Faida di Scampia, nei primi anni duemila.
I fuochi d'artificio tra le palazzine di edilizia popolare post-sismica finiscono sotto la lente di ingrandimento degli investigatori, che da ieri mattina stanno tastando il terreno tra i quartieri di Secondigliano e Scampia e i comuni limitrofi per cogliere dei "segnali": manifestazioni di lutto, ma anche reazioni di altro genere in quei territori saldamente sotto il controllo criminale.
E quelle case popolari sono tra queste: l'area è considerata la roccaforte degli Amato-Pagano, gli Scissionisti di Scampia, quelli che con la prima Faida si staccarono dal clan Di Lauro proprio in reazione alla gestione di "Cosimino", che aveva sostituito i vecchi capopiazza con giovani di sua fiducia. Pochissimi minuti dopo, altri botti sono stati fatti esplodere anche a Mugnano, altro territorio che da anni è controllato dagli Amato-Pagano e dai loro alleati.
Non è chiaramente possibile parlare di un nesso certo (vista anche la frequenza con cui si sparano fuochi d'artificio in certe aree), ma si tratta sicuramente di circostanze da tenere in considerazione, visto il significato simbolico che nella malavita organizzata hanno i botti, usati anche per festeggiare scarcerazioni, omicidi e ogni segno della presenza dei clan sul territorio.