Funerali vietati per Pupetta Maresca, la donna boss che sfidò Cutolo: solo benedizione al cimitero
Si sono tenuti questa mattina, in forma privata, i funerali di Assunta "Pupetta" Maresca, la prima donna boss della camorra, morta all'età di 86 anni a Castellammare di Stabia, in provincia di Napoli. Decisione del Questore e del Prefetto di Napoli, che hanno vietato le esequie pubbliche, inizialmente previste per le 10 di oggi, 31 dicembre, nella chiesa parrocchiale di Sant'Antonio di Padova: è stata autorizzata soltanto la benedizione della salma, che c'è stata al cimitero.
Funerali vietati per Pupetta Maresca, solo benedizione al cimitero
Il decesso risale a tre giorni fa. La decisione è stata verosimilmente presa per evitare una spettacolarizzazione, l'ennesima, intorno alla vita di una donna la cui figura è da sempre stata border line, legata a doppio filo alla storia della camorra napoletana. Questa mattina la messa è stata vietata, le ghirlande di fiori che erano state posizionate davanti alla chiesa di Castellammare di Stabia sono state trasportate al cimitero, dove il sacerdote ha potuto soltanto impartire una benedizione al feretro.
Chi era Pupetta Maresca, la prima donna boss della camorra
La vita di Pupetta Maresca è stata segnata, oltre che dalla contiguità con gli ambienti camorristici, da diverse tragedie personali. Figlia del contrabbandiere Alberto Maresca, e molto avvenente (da giovane vinse anche un concorso di bellezza locale e fu eletta miss Rovigliano), venne notata da Pasquale Simonetti, detto Pascalone ‘e Nola, che era di 9 anni più grande e all'epoca già giovane boss della camorra del Nolano che controllava, insieme ad Antonio Esposito, il mercato ortofrutticolo napoletano. I due si sposarono il 27 aprile 1955. Tre mesi dopo, il 15 luglio, Simonetti venne ucciso da Orlando Carlo Gaetano. Il 4 ottobre successivo, incinta al sesto mese di gravidanza, Pupetta Maresca uccise a colpi di pistola Antonio Esposito, presunto mandante dell'omicidio del marito.
Pupetta Maresca: dal carcere al cinema e di nuovo alla camorra
L'allora ventenne fu arrestata il 14 ottobre e condotta nel carcere di Poggioreale, che all'epoca era anche femminile. Durante la detenzione partorì il primo figlio, che chiamò Pasqualino, come il padre defunto. Condannata a 13 anni e 4 mesi, fu graziata oltre dieci anni dopo. Tornata in libertà, l'incontro col cinema: nel 1967 fu attrice protagonista nel film "Delitto a Posillipo" (conosciuto anche col titolo "Londra chiama Napoli"): la storia del personaggio da lei interpretato, Pupetta Amoruso, ricordava vagamente la sua e quella dell'omicidio del marito (ispirata proprio alla sua storia, invece, la fiction "Pupetta – il coraggio e la passione" con protagonista Manuela Arcuri). Dopo la parentesi cinematografica la donna gestì due negozi di abbigliamento a Napoli.
Nel 1974 si legò sentimentalmente al camorrista Umberto Ammaturo, all'epoca tra i principali della camorra napoletana, e da lui ebbe due figli gemelli. Durante quel rapporto il primo figlio, 17 anni, scomparì in un probabile caso di lupara bianca; il corpo non è stato mai ritrovato. Ammaturo fu sospettato e incarcerato, ma poi assolto per insufficienza di prove nell'aprile 1075. La relazione tra Ammaturo e Pupetta Maresca si incrinò fino a interrompersi dopo la morte del ragazzo.
La sfida aperta alla Nuova Camorra Organizzata di Raffaele Cutolo
Il 13 febbraio 1982, in una conferenza stampa, Pupetta Maresca si schierò apertamente contro Raffaele Cutolo, nel pieno della guerra di camorra che stava funestando Napoli. "Se per Nuova Famiglia si intende tutta quella gente che si difende dallo strapotere di quest'uomo – disse – allora mi ritengo affiliata a questa organizzazione".
In quegli anni fu accusata (e poi assolta) di essere stata la mandante degli omicidi Ciro Galli, uomo di Cutolo ucciso nel 1981 per una vendetta trasversale, e del criminologo e psichiatra Aldo Semerari, che aveva firmato la perizia sull'insanità mentale del boss di Ottaviano; fu assolta anche dall'accusa di traffico di stupefacenti e di tentata estorsione a una banca. Nel 1986 il Tribunale di Napoli ordinò la confisca dei beni, stabilendo che la donna faceva parte della Nuova Famiglia, il cartello criminale nato in contrapposizione al clan di Cutolo.
I legali di Pupetta Maresca: "Mai condannata per camorra"
Gli avvocati di Pupetta Maresca, Gennaro e Carlo Pecoraro, su incarico della famiglia, in una nota inviata all'agenzia Ansa hanno specificato che la donna non è stata mai condannata per associazione mafiosa. Per l'omicidio del presunto mandante dell'agguato al marito, ricordano i legali, la sentenza "confutò qualsiasi riconducibilità del fatto a contesti camorristici e, con la concessione dell'attenuante della provocazione, accertò anche che la causale del reato fosse unicamente da ricondursi al movente passionale e all'ira suscitata dall'uccisione di suo marito Pasquale Simonetti, avvenuta mentre ella era al sesto mese di gravidanza".
In seguito, in merito alle accuse di partecipazione ad associazioni criminali, "pur indagata, è stata prosciolta già in fase di indagini preliminari, tanto che il pubblico ministero dell'epoca chiese l'archiviazione della sua posizione senza neanche la necessità di passare attraverso la celebrazione di un processo".