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Francesco suicida in cella a 30 anni a Poggioreale: in carcere da un anno e da poco papà di due gemelli

Il garante dei detenuti Ciambriello oggi in visita a Poggioreale: “Settimo suicidio in carcere in Campania del 2022”.
A cura di Pierluigi Frattasi
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Immagine di repertorio
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Si è tolto la vita a 30 anni Francesco, detenuto nel carcere di Poggioreale a Napoli dallo scorso gennaio e papà di due gemellini da appena 7 mesi. Ieri l'atroce scoperta nella sua cella, dove il giovane è stato ritrovato morto impiccato. La notizia era stata riportata ieri dal Garante dei Detenuti della Campania, Samuele Ciambriello, che questa mattina si è recato nel carcere di Poggioreale, reparto Napoli, nella stanza dove Francesco si è tolto la vita.

Il garante dei detenuti oggi in visita a Poggioreale

“Ho ascoltato i suoi sei compagni di cella – dice Ciambriello – È stato un modo per uscire dai numeri, dagli eventi critici, ridando dignità alla sofferenza dei ristretti. Fate presto è il mio appello ad ogni autorità politica e penitenziaria. Di troppe speranze deluse in carcere si muore”. Il corpo del 30enne è stato trasportato all'obitorio del Policlinico Federico II di Napoli per l'autopsia. Della vicenda si è occupata anche l'associazione Antigone.

Ciambriello: “Settimo suicidio in carcere del 2022 in Campania”

Per Samuele Ciambriello si tratta del settimo suicidio in carcere in Campania del 2022, l'80esimo in Italia. “Negli ultimi dieci anni sono, in tutto, 584 le persone suicidatesi in carcere e ben 22 di questi episodi sono avvenuti nel carcere di Poggioreale, dove sono stati, in questo arco temporale, 267 i tentativi di suicidio, sventati dal personale della polizia penitenziaria”.

Il garante non nasconde l'amarezza per tutte queste morti:

Sono scosso e attonito – ha affermato il Garante campano – si continua a morire per le troppe speranze deluse, si muore di fragilità umana e di abbandono. I numeri sulle morti per suicidio negli istituti di pena sono allarmanti e devono indurre ad un'attenta riflessione. Si devono trovare soluzioni in fretta, altrimenti diveniamo complici di queste morti.

E conclude:

Chi vive in una condizione psicologica precaria deve poter contare sull'aiuto di figure specializzate e in maniera costante e continuativa, perché, a volte, anche solo parlare con una persona può aiutare a superare un disagio. Per questi detenuti più fragili si potrebbe anche ipotizzare di incrementare le telefonate con i familiari, sempre nell'ottica di dare loro un sostegno, che mira ad evitare che l'espiazione della pena si trasformi in disgrazia.

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