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Francesco Borrelli se la prende col parcheggiatore, ma era un autore che stava girando un video satirico

Il deputato verde ci casca: nel video di Matteo Florio scambia l’autore per un vero parcheggiatore abusivo tra i vicoli della città. Arriva anche la polizia.
A cura di Cir. Pel.
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alcune immagini del video
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Francesco Emilio Borrelli, deputato verde a caccia di cialtroni in servizio permanente effettivo (non solo in campagna elettorale) quando si è trovato davanti il ragazzo con giubbotto arancione stile Martin McFly di "Ritorno al Futuro" che in un vicolo di Napoli chiedeva in maniera spudorata il classico «due euro a piacere» tipico del parcheggiatore abusivo, ha fatto come fa sempre: ha impugnato il cellulare, connesso in video streaming sui social, e ha ripreso la scena, condendola di considerazioni e arrabbiature varie contro la sua bestia nera: gli estorsori della sosta.

Ma stavolta – il deputato davvero non poteva immaginarlo – non si trovava davanti ad una scena vera: il parcheggiatore altri non era che Matteo Florio, autore, autore e videomaker di talento che, insieme al complice-compare, Ugo Di Fenza, altro talentuoso autore video napoletano, stava mettendo in scena un video per Instagram. Florio voleva dimostrare quanto l'abito faccia il monaco: una volta con uno smanicato stile pescatore e stavolta col giubbino colorato. E così via alle varie scene: una volta diventa rider che trasporta cibo e bevande, un'altra "dialogatore" (sono quelle persone che tendendo la mano in strada cercano di agganciarti e venderti di tutto). E poi, appunto, il parcheggiatore: tutto finto, ma Borrelli ci casca e inizia a commentarlo vivacemente in diretta streaming. Arrivano le forze dell'ordine (vere). E spiegano al giovane videomaker napoletano che non può simulare una attività illegale per realizzare un video su suolo pubblico, non almeno senza le dovute autorizzazioni e i dovuti accorgimenti.

Alla fine il video si chiude con una scena di Ritorno al Futuro e una parodia del deputato verde che diventa un baby Borrelli. E un disclaimer significativo: «Non volevamo screditarlo né sminuire il suo lavoro. Solo dimostrare, con umorismo, che non sempre ciò che appare evidente corrisponde al vero».

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