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Folgorata col cellulare nella vasca da bagno: Maria Antonietta Cutillo è morta a causa del caricabatterie cinese

Per la morte di Mari Antonietta Cutillo indagati 5 imprenditori, di cui 4 cinesi. I carabinieri sequestrano i caricabatterie dei cellulari dello stesso modello in Toscana e Lombardia. La Procura di Avellino: “Sono pericolosi”
A cura di Pierluigi Frattasi
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Svolta nelle indagini sulla morte di Mari Antonietta Cutillo, la ragazza di 15 anni morta folgorata nella vasca da bagno di casa sua a Montefalcione, in Irpinia, il 2 maggio 2023, mentre stava facendo una videochiamata con il cellulare ad una amica. I carabinieri della Compagnia di Mirabella Eclano, che stanno indagando sulla vicenda, hanno sequestrato ieri in via preventiva i caricabatterie di cellulare dello stesso tipo di quello utilizzato nello smartphone della ragazza, a cinque imprenditori, di cui 4 cinesi – nelle rispettive qualità di importatore e distributori – che operano in Toscana e Lombardia. I dispositivi sequestrati sono risultati "non conformi agli standard di fabbricazione comunitari e pertanto potenzialmente pericolosi".

I cinque imprenditori sono indagati per il reato di omicidio colposo della 15enne, nonché dei reati di frode in commercio e vendita di prodotti industriali con marchi mendaci. I sequestri sono stati eseguiti a Calenzano e Sesto Fiorentino, in provincia di Firenze, Pontedera, in provincia di Pisa, e Trezzano sul Naviglio, in provincia di Milano.

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I caricabatterie cinesi sequestrati pericolosi per la salute

Maria Antonietta Cutillo rimase uccisa a causa di un incidente domestico nel maggio 2023. Si trovava nella vasca da bagno di casa e rimase folgorata. Il telefono cellulare, secondo le prime ricostruzioni, le sarebbe caduto nella vasca piena d'acqua. Secondo le indagini dei militari dell'Arma, il «decesso seguì alla scarica elettrica, risultata fatale, che si propagò attraverso il corpo della minore direttamente dalla estremità libera del cavo USB che stava utilizzando mentre era nella vasca da bagno».

Le indagini svolte dai carabinieri di Mirabella Eclano e coordinate dalla Procura della Repubblica di Avellino, che si è avvalsa del contributo del Racis (Raggruppamento carabinieri investigazioni scientifiche) Reparto Tecnologie Informatiche, hanno accertato, allo stato degli atti:

l'esistenza nella tipologia di caricabatterie utilizzata dall'adolescente di difetti di fabbricazione di uno dei componenti interni. Più precisamente ‘il condensatore ceramico a disco di questo particolare prodotto di importazione cinese, dopo essere stato sottoposto ad accertamenti tecnici non ripetibili, avrebbe mostrato difetti riconducibili alla scarsa qualità tecnica del materiale con il quale tali dispositivi sono realizzati.

Il Racis dei Carabinieri: "Caricabatterie a norma avrebbe evitato la scossa"

Secondo il giudizio del reparto scientifico dei carabinieri del Racis, «laddove il condensatore interno del caricabatterie fosse stato costruito impiegando componenti elettrici in armonia con i criteri tecnici previsti dal decreto legislativo 86/2016, l'evento letale non si sarebbe verificato»

Si tratta della normativa sull'armonizzazione delle caratteristiche dei prodotti elettrici a bassa tensione. Per poter essere importati in Italia, infatti, i prodotti stranieri devono rispettare certi requisiti essenziali di sicurezza e di tutela della salute.

Allarme della Procura di Avellino: "Caricabatterie pericolosi"

I dispositivi sequestrati sono risultati, inoltre, privi di foglio di istruzioni d'uso, delle avvertenze di sicurezza e dichiarazioni di conformità "CE", così come della marcatura di "classe Y" che le norme tecniche richiedono per i dispositivi elettronici di tale specie.

La Procura di Avellino, guidata dal Procuratore di Avellino, Domenico Airoma, ha lanciato l'allarme: «La diffusione di tale prodotto sull'intero territorio nazionale ha indotto questo Ufficio a estendere le ricerche dello stesso oltre il proprio circondario di competenza e ad adottare la presente comunicazione al fine di tutelare l'incolumità dei consumatori». Il sequestro preventivo dei caricabatterie è stato eseguito dai carabinieri di Mirabella Eclano ed è stato disposto dal Gip del Tribunale di Avellino.

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