“Mia figlia portata via dalla madre in Tanzania. Chiedo aiuto al Ministero degli Esteri”
Da cinque anni Davide Napolitano, 44enne di Portici, popoloso comune della città metropolitana di Napoli, non riesce a vedere sua figlia crescere. La sua bambina, di 7 anni, è stata portata con una scusa dalla madre a Zanzibar, in Tanzania, terra d'origine della donna e dov'è nata anche la bambina. Una storia denunciata anche dai consiglieri comunali del Movimento 5 Stelle e che Davide ha voluto raccontare a Fanpage.it, lanciando un appello al Ministero degli Esteri affinché intervenga.
Davide lavora nell'ambito del turismo e ha vissuto per oltre 10 anni in Africa. A Zanzibar conosce Sharifa, i due si innamorano, si sposano con rito musulmano e diventano genitori di una bambina, nata nel novembre del 2014. «È nata a Zanzibar – spiega Davide – ma l'ho subito iscritta all'anagrafe degli italiani residenti all'estero e quindi con passaporto italiano, residenti in Italia, codice fiscale. Insomma, italiana al 100%». Nel 2016, Davide ottiene un contratto con una multinazionale del turismo, per la quale avrebbe dovuto iniziare a lavorare nel novembre del 2016 prima in Italia, poi in Francia e in giro per il mondo. «La bambina sarebbe così cresciuta in un ambito internazionale, viaggiando e imparando le cinque, così come volevamo noi».
Nell'ottobre del 2016, però, dopo una breve vacanza in Italia, Sharifa dice a Davide di doversi recare a Zanzibar per assistere la madre malata. Davide racconta di un clima sereno: Sharifa parte con la bambina, promettendo di ritornare dopo un mese, per l'inizio del lavoro di Davide. «Dopo qualche giorno di comunicazioni a singhiozzo, sparisce. Attraverso dei miei contatti lì, riesco a rintracciarla e mi fa sapere di voler continuare la sua vita a Zanzibar, lontano da me». Una versione confermata anche al delegato dell'ambasciata italiana, Dar Es Salaam, che va a trovarla. Attraverso il suo avvocato, il 44enne di Portici fa partire due rogatorie internazionali: «La prima sbagliata a causa di un errore del Tribunale di Napoli, la seconda non si sa se sia mai arrivata».
La denuncia per sottrazione di minore e il processo
A marzo del 2019, Davide, che nel 2017 si era trasferito alle Maldive per lavoro, riceve una telefonata di Sharifa e decide di rientrare in Italia: «Mi dice che la bambina sta poco bene. Di comune accordo decidiamo di farle tutte le analisi». Per avere ulteriori rassicurazioni, Davide riesce a convincere Sharifa a tornare in Italia con la bambina. «Rientrate in Italia, attraverso il mio avvocato, riesco a bloccare il passaporto di mia figlia, che, a quanto io sappia, è ancora presso la Procura di Napoli».
Presentata la denuncia per sottrazione internazionale di minore da parte del padre della bambina, nel settembre 2019 inizia il processo presso il Tribunale di Napoli. «Nonostante una serie di elementi – racconta Davide – il giudice ha decretato che era diritto della madre tornarsene al Paese d'origine con la bambina. Abbiamo fatto anche notare al giudice che Sharifa ha due passaporti con date di nascita differenti e un certificato di nascita con una data ancora differente. Già in passato è riuscita a farsi fare a Zanzibar un passaporto della bambina senza la mia autorizzazione, quindi è una persona che sa come muoversi per fare documenti falsi».
L'appello di Davide al Ministero degli Esteri
Subito dopo la sentenza, Sharifa scappa di nuovo a Zanzibar. Davide da allora non si dà pace: «Come ha fatto a lasciare l'Italia? Il giorno dopo, lei mi ha chiamato dicendomi che il suo governo l'aveva aiutata a fuggire. Quindi o il governo tanzano, o qualcuno vicino al governo, ha rilasciato un passaporto alla bambina che non doveva rilasciare o c'è stata una enorme falla nel sistema italiano, che ha permesso tutto ciò». Da quel momento, nonostante il 44enne abbia scritto a tutti i parlamentari italiani, non è riuscito a riabbracciare sua figlia. «Lancio un appello al Ministero degli Esteri, che è l'unico che può sbloccare questa situazione».