video suggerito
video suggerito

Ferdinando Sanfelice: l’architetto soprannominato “levat’a’sott” che costruì il volto barocco di Napoli

Le inconfondibili scalinate “ad ali di falco” del Palazzo dello Spagnolo, nel cuore del Rione Sanità, rappresentano il simbolo di una Napoli barocca, eccentrica e improbabile. Osservandole si ha la sensazione di trovarsi di fronte alle visioni impossibili di Escher: ma a realizzarle fu un architetto vissuto molti secoli prima dell’artista olandese. Il suo nome era Ferdinando Sanfelice, soprannominato dal popolo “levat’a’sott”.
A cura di Federica D'Alfonso
12.119 CONDIVISIONI
Immagine

Palazzi sfarzosi, marmi arzigogolati e scale improbabili: il volto barocco di Napoli è ancora oggi affascinante, e questo soprattutto grazie ad uomo, nato nobile e scopertosi artista, che contribuì con i suoi giochi prospettici a rendere questa città così particolare ed inconfondibile. Si tratta di Ferdinando Sanfelice, al cui nome sono legate soprattutto le memorabili scalinate dei palazzi storici nel cuore del Rione Sanità: un personaggio stravagante, ma apprezzato e benvoluto anche dal popolo, che per lui inventò un soprannome molto, molto particolare.

Nato nel 1675, Ferdinando entra abbastanza giovane nella bottega di Francesco Solimena, iniziando da subito a lavorare ad importanti progetti su commissione. Sua è la mano nascosta dietro moltissime facciate delle chiese del centro antico napoletano, da quella di San Giovanni a Carbonara a quella di Santa Maria della Mercede in via San Sebastiano. Diversi disegni dell’epoca testimoniano quanto l’estro di Sanfelice fosse particolare, con un’attenzione quasi maniacale agli effetti scenografici e alle architetture bizzarre, che gli guadagnò in breve tempo i favori dei sovrani della città.

Napoletano di nascita, Sanfelice contribuì anche a far conoscere altrove l’estro creativo barocco che nella sua città stava vendendo la sua massima realizzazione soprattutto dopo i lavori per la cappella del Tesoro di San Gennaro e quelli per la Basilica di San Lorenzo Maggiore: al suo nome è legata la magnificenza del Duomo di Amalfi, la ricchezza di Villa d’Elboeuf di Portici e molte opere realizzate su commissione in Puglia, a Nardò. Negli anni Quaranta del Settecento l’architetto raggiunse l’apice del successo, quando tornato a Napoli iniziò i lavori per il palazzo della Manifattura delle Porcellane del Parco di Capodimonte.

Nel cuore del Rione Sanità: le scale di Sanfelice

Ma la fama dell’architetto è legata soprattutto a due edifici storici che nel tempo sono divenuti simbolo di Napoli: il Palazzo dello Spagnolo e Palazzo Sanfelice, che porta appunto il suo nome, entrambi situati nel cuore del Rione Sanità. Fu qui, in una zona che nel XVIII secolo era considerata più “sana” rispetto all’affollato centro storico contaminato dalle frequenti epidemie di peste e colera, che Ferdinando progetta e realizza la propria dimora: l’inconfondibile scalinata aperta, caratteristica dello stile di Sanfelice, compare in molti film ambientati in città, come il celebre “Le quattro giornate di Napoli” di Nanni Loy.

Analogamente caratteristico è lo scalone del Palazzo dello Spagnolo, progettato su commissione del marchese Nicola Moscati nel 1738. La tipica struttura detta “ad ali di falco” ha ispirato moltissime altre costruzioni dell’epoca, caratterizzando con il suo stile unico ed inconfondibile tutto il periodo del barocco napoletano. Ma alle curiose scalinate di Sanfelice è legata anche una storia molto particolare: quella che assegnò all'architetto visionario il soprannome di “levat’a’ sott”.

Ferdinando levat'a'sott: il soprannome di Sanfelice

Letteralmente, “togliti da sotto”: a causa della natura estremamente contorta, inusuale e apparentemente instabile delle strutture progettate da Sanfelice, si era diffusa nel popolo la credenza che queste potessero crollare da un momento all'altro. Alla già diffusa superstizione secondo la quale camminare sotto una scala portasse sfortuna, Sanfelice ha contribuito ad aggiungerne una, di natura più pratica ma per fortuna mai verificatasi: chiamato dal popolo “levat’a’sott”, fortunatamente le sue scale sono sopravvissute fino ad ora, restando nei secoli solide e incrollabili tanto quanto la storia che raccontano.

12.119 CONDIVISIONI
autopromo immagine
Più che un giornale
Il media che racconta il tempo in cui viviamo con occhi moderni
api url views