Morto Federico Salvatore, nelle sue canzoni la voglia di riscatto di Napoli e l’amara ironia
Il mondo della musica napoletana, e non solo, dice addio a Federico Salvatore: il cantautore partenopeo è morto nella giornata odierna, mercoledì 19 aprile, a 63 anni; nel mese di ottobre del 2021, Salvatore era stato colpito da una grave emorragia cerebrale e, da allora, le sue condizioni di salute erano state precarie, contraddistinte da una lenta e difficile riabilitazione.
"Sono stati i mesi più difficili e dolorosi della nostra storia d’amore. Mesi in cui ho pregato e sperato che lui tornasse a casa da me e dai ragazzi e che tornasse tra le persone che lo amano e che in questi mesi ha pregato e sperato con me. La cosa più complicata è gestire il dolore. Federico è andato via in un’ora. È successo tutto velocemente" ha dichiarato la moglie, Flavia D'Alessio, che ha dato la notizia della prematura scomparsa di Federico Salvatore.
Artista poliedrico, cantautore prolifico e abile chitarrista, la carriera di Federico Salvatore è stata contraddistinta da uno stile ironico e sfrontato, con testi spesso leggeri attraverso i quali, però, ha raccontato le contraddizioni di una città, Napoli, e del suo popolo. Il capolavoro indiscusso del cantante e musicista partenopeo è senza dubbio, però, "Se io fossi San Gennaro", ballata più intima nella quale Salvatore veste i panni del Santo Patrono di Napoli, sviscerando virtù, ma soprattutto vizi e brutture dei partenopei.
"Se io fossi San Gennaro", le contraddizioni di Napoli e del suo popolo
Contraddistinta da una melodia che attinge a piene mani dalla musica popolare partenopea, con "Se io fossi San Gennaro" Federico Salvatore ha scritto forse una delle canzoni più sincere su Napoli. Il cantautore si immagina il Santo Patrono della città, rivolgendosi direttamente ai napoletani che lo venerano: alternando l'utilizzo del bastone e della carota, Salvatore elenca i difetti della città, dall'immondizia per le strade, all'atteggiamento incivile dei napoletani, passando anche dal Centro Direzionale, che definisce "un orinale".
Se io fossi san Gennaro non sarei così leggero Con i miei napoletani io m'incazzerei davvero Come l'oste fa i conti dopo tanto fallimento Senza troppi complimenti sarei cinico e violento
Nella seconda parte del testo, però, Federico Salvatore enuncia tutte le eccellenti personalità a cui Napoli ha dato i natali, scagliandosi con violenza contro i pregiudizi che da sempre, in molti, riservano alla città e ai suoi abitanti. La canzone si conclude con un messaggio di speranza nella rinascita degli ideali che muovono i napoletani, affinché la città possa trovare il riscatto che merita.
Perché come Gennarino sono vecchio in fondo al cuore E il mio canto cittadino non farà certo rumore Io ho capito che la vita è solo un viaggio di ritorno Che domani è già finito e che ieri è un nuovo giorno Sembra un gioco di parole ma mi sento più sicuro Coi progetti del passato e i ricordi del futuro E alla fine del mio viaggio chiedo a Napoli perdono Se ho cercato con coraggio di restare come sono
"Incidente al Vomero", le due metà di Napoli: la borghesia e il popolo
Emblematico della carriera di Federico Salvatore è anche il brano "Incidente al Vomero". Qui il cantautore, prendendo le mosse da un incidente automobilistico, contrappone le due anime di Napoli: il figlio di papà borghese e viziato e l'uomo del popolo, a volte ignorante, ma onesto e spesso ingenuo. Attraverso l'utilizzo di un linguaggio colorito e dialettale, Salvatore immagina un litigio tra questi due stereotipi, arrivando alla conclusione che non esistono vincitori né vinti: entrambi hanno torto e ragione allo stesso tempo e cercano di tirare avanti, ognuno a modo suo.
I funerali di Federico Salvatore giovedì 20 aprile a Portici
Come reso noto dalla moglie Flavia D'Alessio, i funerali di Federico Salvatore si svolgeranno giovedì 20 aprile, alle ore 12.30, nella Basilica di San Ciro a Portici, nella provincia di Napoli.