Falsi incidenti per truffare le assicurazioni: 4 arresti, sospesi due avvocati e sei medici
Dalle prime luci di questa mattina a Napoli, Melito, Piano di Sorrento, ma anche ad Aversa e Curti, nel Casertano, a Minturno (LT) e Servigliano (FM), i carabinieri della compagnia Vomero stanno eseguendo un'ordinanza applicativa di misure cautelari emessa dal Tribunale di Napoli su richiesta della locale Procura: quattro persone sono state arrestate (una in carcere, le altre tre ai domiciliari) perché ritenute appartenenti a una vera e propria associazione per delinquere che era finalizzata alle truffe ai danni delle assicurazioni mediante la tecnica dei falsi incidenti; inoltre, due avvocati e sei medici compiacenti sono stati sospesi, mentre altre 23 persone risultano indagate a piede libero.
L'attività è la prosecuzione di quella che a marzo aveva portato all'arresto di 3 persone; tra le accuse c'erano anche furti di automobili davanti a un ospedale fingendosi parcheggiatori abusivi. Le indagini, condotte dai carabinieri della stazione di Napoli Marianella e dai magistrati della Procura partenopea, hanno permesso di delineare il modus operandi dell'associazione a delinquere. La pianificazione delle truffe consisteva nell'individuare tutti i soggetti coinvolti: dalla dinamica del finto incidente, fino ai finti testimoni, passando per i medici dei Pronto Soccorso per i finti referti e quelli dei centri privati per le finte visite successive. Carrozzieri compiacenti, poi, avevano il compito di stilare una falsa documentazione dei danni subiti dai veicoli coinvolti, in maniera compatibile con le lesioni riscontrate.
Una volta completata questa prima fase, entravano in gioco gli avvocati compiacenti, che istruivano le pratiche per i finti incidenti e concordavano le dichiarazioni dei finti testimoni: in almeno due casi, le indagini hanno appurato che le dichiarazioni sono state rese da soggetti poi risultati inesistenti. I profitti derivanti dalla truffa, una volta incassati, venivano prelevati in maniera contingentata, nel tentativo di non farne individuare la provenienza illecita.