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Estorsioni, appalti e forniture: così i clan si sono divisi gli ospedali a Napoli: “Medici a nostra disposizione”

L’inchiesta della DDA di Napoli svela il dominio della camorra negli ospedali napoletani. Appalti truccati, estorsione alle ditte che si aggiudicavano i servizi, gestione diretta dei bar e punti ristoro ma anche pizzo ai parcheggiatori abusivi. I clan avevano diviso gli affari seguendo la geografia del territorio. I proventi venivano divisi tra i più importanti clan della città. Ma non solo soldi, la camorra si garantiva anche le migliori cure: “Avevamo i primari a disposizione”.
A cura di Antonio Musella
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L'inchiesta della Direzione Distrettuale Antimafia sulle mani della camorra sugli appalti, i servizi e le forniture degli ospedali della zona collinare della città è un lavoro enorme. Nelle 412 pagine dell'ordinanze ci sono fatti, riscontri, episodi estorsivi, il coinvolgimento di dipendenti pubblici che avrebbero truccato appalti in favore dei clan, ma soprattutto c'è la storia della presenza dei clan camorristici negli ospedali napoletani dagli anni novanta a oggi. Decine di verbali di pentiti e collaboratori di giustizia che ricostruiscono interessi, settori di intervento e fino anche la geografia su cui si basano gli interessi dei clan nei nosocomi napoletani. Eppure, appena 10 mesi fa il Ministro dell'Interno Luciana Lamorgese, decidendo, dopo una lunga indagine della commissione prefettizia incaricata, di non sciogliere l'ASL Napoli 1 per infiltrazioni camorristiche, ci consegnava uno scenario presente in cui la camorra sarebbe stata cacciata via dagli ospedali. Ebbene questa inchiesta ci dice esattamente il contrario, i più importanti clan di camorra di Napoli e provincia sono i padroni degli ospedali napoletani.

La divisione tra i clan in base alla geografia e gli affari milionari

Dal lavoro degli investigatori, dai riscontri trovati nelle intreccettazioni telefoniche e ambientali e nei verbali dei collaboratori di giustizia, è possibile capire come i clan di camorra abbiano usato la geografia per dividersi gli affari negli ospedali napoletani. "Il Cardarelli nella sua parte posteriore ricade su Chiaiano, quindi è dei Lo Russo (e Licciardi ndr), mentre nella sua parte anteriore ricade sul Vomero e quindi è dei Caiazzo – Cimmino", le parole sono quelle di uno dei tanti collaboratori di giustizia verbalizzati dall'antimafia napoletana, che spiega come la divisione degli ospedali seguiva le aree geografiche di influenza. Così quindi il "Pascale", il "Monaldi" e il "Cotugno" erano nella zona dei Caiazzo – Cimmino, mentre "Policlinico" e "CTO" in quella dei clan di Miano.

Così i clan dell'Alleanza di Secondigliano, che vedeva coinvolti anche il clan Contini che a sua volta come hanno riportato le vicende giudiziarie, controllava l'ospedale "San Giovanni Bosco", e i Mallardo di Giugliano, hanno stretto un patto decennale con i clan del Vomero per assicurarsi gli affari negli ospedali. A finire sotto il controllo dei clan sono stati i distributori di snack e bevande, le tavole calde e i punti ristoro, gestiti direttamente dalla camorra grazie alla corruzione di funzionari pubblici addetti alle gare d'appalto negli ospedali, e poi le ambulanze con la "Croce San Pio" di Marco Salvati che deteneva il monopolio dei trasporti privati. Dove i clan non entravano direttamente praticavano le estorsioni, come nel caso delle onoranze funebri dei fratelli Reale e quelli dei fratelli Trombetta, oppure sugli appalti della manutenzione. A finire sotto il pizzo della camorra sono state le ditte Cosap e Cogepa, che gestiscono la manutenzione straordinaria al Cardarelli costretti a elargire una tangente di 400 mila euro. E addirittura i colossi SIRAM e Graded, che gestiscono il global service del più  grande ospedale del Mezzogiorno, costretti ad una tangente 2 mila euro al mese "per stare tranquilli".

I parcheggiatori pagavano al clan 150 euro al mese

Ma oltre ai Cimmino-Caiazzo, i Licciardi, i Lo Russo, i Contini e i Mallardo, negli affari illeciti scoperti dalla DDA di Napoli rientra anche il potentissimo clan dei Moccia di Afragola e il clan napoletano dei Ferraiuolo. È il caso di un'estorsione praticata ai danni di soggetti non identificati su un progetto di Parco Artistico all'ospedale Cardarelli.  La tangente fissata per poter accordare il permesso della camorra alla realizzazione dell'opera era di 30 mila euro. E negli affari entrano anche i clan di Marano, con i potentissimi Polverino – Nuvoletta, tirati in ballo dal collaboratore di giustizia Roberto Perrone che li indica come fornitori esclusivi del pane per tutti gli ospedali. Ma c'era anche un pizzo "straccione", di poche centinaia di euro mensili, come quello praticato ai parcheggiatori abusivi del Monaldi, che versavano  al clan 150 euro al mese. Briciole, che però sottolineano come la camorra non mancava nessuna possibilità di guadagno, anche sugli affari illeciti più piccoli. A compiere materialmente le estorsioni erano gli uomini del clan Cimmino – Caiazzo guidati da Andrea Basile, ma i proventi venivano poi divisi tra tutto il cartello camorristico.

I migliori medici al servizio dei clan

La penetrazione dei clan negli ospedali è talmente pregnante da poter considerare dei veri e propri uffici del cartello criminale, i punti ristoro all'intero degli ospedali collinari. Al Cotugno, al Monaldi e al CTO c'era la società di Raffaele Sacco a gestire i punti ristoro, attraverso società collegate direttamente con il cartello criminale. E proprio nei punti ristoro, negli sgabuzzini, che avvengono gli incontri tra esponenti dei clan e imprenditori che lavorano o vogliono lavorare negli ospedali. È il caso della denuncia che da il via all'intera inchiesta, è quella di un imprenditore P.C. che viene indirizzato da un ex sindacalista direttamente da Raffaele Sacco indicata come "persona che ti può far vincere l'appalto". Sacco organizza l'incontro tra l'imprenditore e Andrea Basile, reggente del clan Cimmino – Caiazzo del Vomero, direttamente nel bar del CTO che gestisce. Da lì si avvia la richiesta estorsiva nei confronti dell'imprenditore che deve pagare se vuole vincere l'appalto delle pulizie all'ospedale "Pascale".

"Problemi medici? Non fai un minuto di fila"

Chiaramente ad essere nella disponibilità dei clan non c'erano solo gli appalti e soldi, ma anche le professionalità degli ospedali. A spiegarlo bene sono le dichiarazioni rilasciate all'autorità giudiziaria da Antonio Zaccaro: "Tutti gli ospedali di Napoli stanno in mano alla camorra e sono divisi su base territoriale. Se hai bisogno per motivi di salute, ci sta il primario senza fare un minuto di fila. Io ebbi un problema di pancreatite e Maurizio Brandi, esponente dei clan del Vomero, mi fece subito visitare da un primario di quella patologia al Cardarelli. Insomma era un fatto normale, per la camorra negli ospedali non si fanno le file e i primari stanno chiaramente a disposizione". La disponibilità, presunta, dei primari alle richieste mediche della camorra, è uno schiaffo a tutti quelli che sono costretti ad avere a che fare con le storture del sistema sanitario pubblico.

Questa inchiesta ci racconta di come dagli anni '90 ad oggi la camorra si sia infiltrata pesantemente negli ospedali. Non solo gestendo gli appalti, ma anche entrando direttamente con proprie ditte, usando gli spazi ospedalieri per summit, riunioni e richieste estorsive alle vittime. Ed infine disponendo dei medici chiamati all'occorrenza per visite specialistiche agli affiliati ed ai boss.

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