Estorsioni al porto di Napoli, l’inchiesta porta ai Mazzarella, il clan con 300 affiliati in tutta la città

Uno dei sodalizi di camorra più ramificati e più radicati in città, «oltre 300 affiliati» dice un fiancheggiatore, intercettato in questi mesi dalle forze dell'ordine. È il clan Mazzarella, nato negli anni Quaranta col contrabbando controllato da Salvatore e Michele Zaza (detto ‘o pazzo) e poi passato sotto la guida dei fratelli che diedero il nome alla famiglia malavitosa: Ciro Mazzarella detto ‘o Scellone; Vincenzo Mazzarella alias ‘o pazzo; Gennaro Mazzarella, detto ‘o schizzo; Vincenzo Mazzarella conosciuto come ‘o vichingo e Salvatore Mazzarella detto ‘o Cuntrario. Una famiglia affollata di personaggi criminali che dal Dopoguerra a oggi hanno tenuto le redini di una parte della malavita organizzata napoletana e sono stati protagonisti di guerre sanguinose. Storicamente i Mazzarella si contrappongono alla federazione criminale conosciuta come «l'Alleanza di Secondigliano», composta dai clan Licciardi, Contini e Mallardo.
Oggi i Mazzarella sono nel mirino di un'inchiesta per estorsione condotta dalla Direzione Distrettuale Antimafia della Procura di Napoli e avviata grazie ad una denuncia presentata nel 2022 dalle vittime, due fratelli titolari di un esercizio commerciale e di una ditta di facchinaggio, situati all'interno del porto di Napoli, vittime di richieste di pizzo avvenute nel corso del tempo.
Le dichiarazioni raccolte dalle vittime, avvalorate dalle indagini, hanno consentito di acquisire gravi indizi di colpevolezza nei confronti di tre indagati che, nei primi mesi del 2022 avrebbero richiesto, spiega la Procura di Napoli «con veemenza e con ripetuti atti di violenza fisica», l'imposizione di una tangente da pagare, nella misura di 500 euro mensili, oltre ad una ulteriore e ingente somma di denaro come corrispettivo per gli anni passati da versare al clan Mazzarella, per continuare ad esercitare la propria professione nel porto cittadino.
Le indagini, coordinate dalla Dda di Napoli e condotte dai carabinieri di Torre del Greco, hanno portato a tre arresti per la estorsione aggravata dal metodo mafioso. In carcere sono finite tre persone, tra cui Gennaro Mazzarella, già affiliato al clan e nipote del boss Vincenzo, scarcerato dopo 15 anni di carcere nel 2021, e Salvatore Barile, 40enne già condannato per camorra.
Per intimorire le vittime gli estorsori evidenziavano l'imponente dotazione di affiliati a disposizione del clan: 300 uomini da mettere in campo in caso di reazione violenta. Il dato emerge dalle intercettazioni di Gustavo Alek Noviello, 33 anni, formalmente incensurato ma, secondo quanto emerso nel corso delle indagini, ritenuto vicino al clan Mazzarella da almeno dieci anni. . In un'altra intercettazione, lo stesso indagato, non esita nell'affermare che le estorsioni, nel porto di Napoli – ma anche in provincia a San Giorgio a Cremano, e fino a Portici – erano nelle mani dei Mazzarella.