Estorsione e spaccio, arrestate cinque persone ritenute legate ai Casalesi nel Casertano

Blitz dei carabinieri nel Casertano. Sono cinque gli arrestati dai militari di Aversa per estorsione e spaccio. Tra loro, a finire in manette anche tre elementi ritenuti «di spicco» del clan dei Casalesi, legati alle fazioni Bidognetti e Schiavone. Le indagini sono state coordinate dalla Direzione distrettuale antimafia di Napoli. Il primo del gruppo, Antonio Fusco è un noto imprenditore attivo nell'area del litorale domitio e considerato dagli inquirenti, «uno stabile riferimento del clan per il finanziamento delle casse della famiglia Bidognetti». Incarico che avrebbe ricoperto portando avanti una serie di attività economiche assieme a diversi esponenti del gruppo criminale.
L'uomo avrebbe rimpinguato le casse del clan attraverso l'acquisto di numerosi beni immobili all'asta. Lotti che riusciva costantemente a vincere grazie all'intervento del gruppo camorristico. Alcuni sodali, dietro compenso, avrebbero ripetutamente costretto gli altri interessati a rinunciare a fare offerte, permettendo in questo modo a Fusco di aggiudicarsi i lotti. L'uomo, secondo quanto ricostruito dalle indagini, sarebbe direttamente coinvolto anche in un progetto per la costruzione di un ristorante di una nota catena di fast food in un terreno a Castel Volturno già nelle disponibilità di un imprenditore colluso coi Bidognetti e colpito da confisca preventiva.
Il secondo arrestato, Nicola Gargiulo, ritenuto legato alla stessa fazione di Fusco, si sarebbe occupato invece delle attività di estorsione nelle zone di Lusciano e Parete, storiche roccaforti del clan. Sarebbe legato alle estorsioni anche il terzo soggetto, Nicola Pezzella, referente del gruppo Schiavone, che sarebbe tornato a delinquere con alcune incursioni nel mondo dello spaccio immediatamente dopo un periodo di detenzione. Il quarto, l'albanese Hermal Hasanai, avrebbe versato ai Casalesi migliaia di euro al mese per gestire il giro di stupefacenti delle piazze di spaccio del litorale domitio. Hasanai, assieme al quinto uomo in manette, Umberto Meli, sarebbe coinvolto con altri soggetti appartenenti al clan in una estorsione ai danni di un imprenditore operante sempre nella zona. Scopo delle loro intimidazioni sarebbe stato un pagamento di 15mila euro, per ricevere il quale avrebbero anche usato violenza e minacce.