Essere Gigione, ovvero una lezione di crisis communication
Essere Gigione è innanzi tutto il titolo di un bellissimo docu film realizzato nel 2018 dal regista sannita Valerio Vestoso. Lo prendo volutamente a prestito, e me ne scuso con l’autore, perché dopo la caduta rovinosa dal palco durante il concerto a Baia Felice, Essere Gigione è anche la sintesi perfetta di questa piccola ma illuminante lezione di crisis communication, che tante star e personaggi pubblici dovrebbero tenere a mente nei momenti di improvvisa difficoltà. In particolare, coloro che nonostante le buone intenzioni e gli sforzi rimangono stritolati nel tritacarne delle piattaforme e della rete.
Invece, Gigione, al secolo Luigi Ciaravola da Boscoreale, cittadina alle falde del Vesuvio dove l’artista è nato il 29 novembre del 1944, ci ha mostrato come superare in scioltezza le insidie di epic fail, anzi ha fatto decisamente meglio, trasformandolo in una strategia di comunicazione positiva e vincente. La conferma di questo successo è dimostrata numericamente dai dati delle visualizzazioni, perché ricordiamoci che tutto ciò che accade nella società digitale, così come addirittura ciò che ancora non si è appalesato è perfettamente misurabile, che il video del tonfo ha in poche ore ottenuto su TikTok e su Instagram. In questo caso, parliamo di circa dieci milioni di visualizzazioni ottenute dalle due o tre clip video in cui si vede la pedana del palchetto ribaltarsi e le derisioni e l’odio dilaghi sui social in quanto sentimenti molto più polarizzanti della solidarietà.
Eppure, nella sventura occorsa a Gigione, mentre saltellava per dare il ritmo agli spettatori, questo innesco non solo non c’è stato, ma è al contrario al suo posto è emerso un consistente atteggiamento di vicinanza e di stima. Perché?
La risposta è semplice e forse anche banale per certi aspetti. Perché Luigi Ciaravola che conosce molto bene il suo pubblico con in quale vive una osmosi inesauribile da oltre cinquant’anni, dopo qualche minuto si è rialzato e ha continuato lo spettacolo come se nulla fosse. Anzi, ha preferito, consustanziarsi come tante volte gli è capitato di fare nella sua lunga carriera, che ha beneficiato di una gavetta che da sola dovrebbe valergli una laurea honoris causa, portando a termine lo show tra la gente. La sua gente.
Gigione, non ha ceduto neanche per un attimo al cliché dell’artista famoso, non si è fatto sedurre, come forse avrebbero fatto in tanti, dalla dimensione della celebrità offesa e vilipesa suo malgrado, ma ha inserito quella sua caduta in una cornice di assoluta normalità. Un episodio straordinario che è diventato invece assolutamente ordinario, un incidente che poteva capitare a qualsiasi altro lavoratore, a prescindere dal suo ambito: al contadino nei campi, alla commessa nel negozio o all’avvocato sulle scale del tribunale. Questa scelta dettata dall’istinto – e probabilmente dalla necessità di voler implicitamente esorcizzare la sfortuna per l’accaduto e per le possibili conseguenze fisiche – ha neutralizzato sul nascere ogni possibile reazione contraria e ha spento il fuoco sempre acceso dell’odio social.
Inoltre, il giorno dopo l’incidente a Baia Felice lo stesso Gigione ha pubblicato sui suoi account un video di 28 secondi in cui non solo tranquillizza i suoi fan sulle sue condizioni di salute, ma sottolinea che dopo la “caduta ci siamo divertiti alla grande tutti quanti” e ha dato appuntamento per un nuovo concerto ad Atrani, in provincia di Salerno. Questa clip video ha raccolto su TikTok 2 milioni di visualizzazioni e 70 mila like, mentre sull’account Instagram le visualizzazioni sono state 300 mila e i mi piace 5.553. Insomma, da Gigione e dalla sua sfortunata caduta, ci è arrivata una lezioncina non di poco conto da tenere a mente per non passare, in certe occasioni, dalla padella alla brace.