“Essere donna nell’antica Pompei”, negli Scavi la mostra sulle condizioni di vita di donne e bambine

Le antiche abitanti di Pompei protagoniste di un nuovo percorso all'interno del parco archeologico della città. È "Essere donna nell'antica Pompei", la mostra composta da otto sezioni e in programma da oggi 16 aprile fino al prossimo 31 gennaio presso la Palestra grande degli scavi. A cura di Francesca Ghedini e Monica Salvadori, la nuova esposizione è in collaborazione con le Università di Padova, Salerno e Verona. La scoperta delle condizioni di vita delle donne e delle bambine, i diversi aspetti del loro quotidiano e la posizione che occupavano all'interno della casa e della società romana – con un occhio particolare alla loro città, l'antica Pompeii – è il filo conduttore che legherà i reperti e le testimonianze protagoniste della nuova rassegna.
Una città resa immortale dal Vesuvio
Tutto reso possibile dalla ricca documentazione emersa nel corso dei quasi tre secoli di scavi e, peraltro, in quelle che sono ottime condizioni. Questo, grazie allo straordinario stato di conservazione di Pompei, distrutta e resa immortale nel 79 d.C. dall'eruzione del Vesuvio. Un'abbondanza preziosissima di testimonianze usate per analizzare il ruolo della donna all'interno dei confini dell'impero romano. Argomento che, in altri contesti e a causa delle poche fonti sopravvissute, sfugge. Soprattutto a Pompei si può raccogliere la testimonianza non soltanto di coloro le quali appartenevano agli strati più alti della società, di chi quindi ne era ai vertici, ma in particolare delle donne "anonime". Quella massa indistinta di gente comune protagonista della precedente mostra “L’altra Pompei”, con cui l’attuale esposizione si pone in continuità.
Fino al 31 gennaio sarà quindi possibile immergersi in questa nuova esposizione alla scoperta della donna nell'antica Pompei. Un percorso di 8 sezioni nel quale attraverso affreschi, ritratti privati e funerari, graffiti, iscrizioni e oggetti d’uso sono documentate le diverse categorie femminili nelle varie fasi delle loro vite. Matrone, liberte e schiave dalla nascita alla morte. Tenendo anche conto dei diversi ruoli che vivevano nei molteplici contesti sociali, dalle attività di grande rilievo comunitario, economico, e religioso – in cui erano impegnate le donne di alto lignaggio – fino alle attività più umili come le filatrici, le tessitrici e le ostesse, svolte dalle libere e dalle schiave.
Nella prima sala il pubblico è accolto dai nomi e dai volti delle donne
Ad accogliere il pubblico nella prima sala sono i nomi e i volti delle donne. Inizia poi il racconto che illustra le abitanti di Pompei. Le stanze iniziali sono dedicate agli aspetti principali della vita privata, si passa poi agli ambienti dedicati alla vita pubblica e lavorativa. Si stima che nell'antica Pompei lavorassero circa 100 donne dedite alla prostituzione. Alcune perché in schiavitù, altre per libera scelta. Molto spazio è dedicato anche alle donne che si occupavano di attività di grande prestigio, con importanti ricadute sociali. È quanto si può apprendere nella sala dedicata alle imprenditrici, dove sono raccontate le donne che hanno segnato il loro tempo, inaugurando nuove attività e cambiando così il volto della città.
Il percorso si chiude con un salto nella contemporaneità. Protagoniste, ora, sia le figure femminili che hanno contribuito alla scoperta e alla conoscenza di Pompei, come Carolina Bonaparte, Wilhelmina Jashemski, Tatiana Warsher e Olga Elia, sia alcune immagini cinematografiche tratte dai film ispirati all'antichità romana e in particolare a Pompei. A partire dal mese di settembre, inoltre, durante le aperture serali straordinarie si terrà anche una serie di letture e performance artistiche dedicate alle donne protagoniste della mostra, una rassegna prodotta da Casa del Contemporaneo con testi e regia a cura di Fabio Cocifoglia e Rosario Sparno