Emanuele Tufano, al rione Sanità non vogliono foto sui social né interviste. I “compagni” lo ricorderanno al cippo di Sant’Antonio
Capire quello che sta succedendo al rione Sanità in queste ore non è facile. Il muso duro ai cronisti che si addentrano ai lati della piazza, all'ombra del Munacone, li dove sostano i mezzi («non vogliamo parlare, nemmeno un ricordo, niente») non significa strafottenza nei confronti di com'è percepita nell'opinione pubblica la morte di Emanuele Tufano, 15 anni, ammazzato in una folle sparatoria notturna al corso Umberto, 20 bossoli a terra, un morto e due feriti. Tutt'altro. C'è attenzione agli articoli dei giornali ma c'è attenzione soprattutto su quel che si pubblica sui social. Per i gruppi di ragazzini del rione Sanità "i giornali" sono Tiktok, Instagram e Whatsapp.
La famiglia di Emanuele Tufano, gestori di una pizzeria in via Vergini («dietro Mario Pagano», dove c'è la scuola omonima e il mercato) ha fatto sapere agli amici del ragazzo ucciso di non gradire alcuna esternazione a mezzo social. Su alcune story circolate si legge: «La mamma di Emanuele chiede di togliere foto e chat che si trattano di lui … portatelo nel cuore non su una storia su un social che dura 24 ore, fatelo per il bene che dite di volergli». L'obiettivo è quello di scongiurare ogni elemento che possa rischiare di dipingere Emanuele come legato a dinamiche strutturali di malavita: «Era un bravo ragazzo», dicono. In queste occasioni i fatti si scontrano col metro di giudizio nel rione. È un cortocircuito che fa scintille dalla notte dei tempi.
La famiglia Tufano, alle prese col dolore di un figlio ucciso, bada all'orribile prassi in questi casi: attendere il nullaosta per le esequie, organizzarle e al tempo stesso avere a che fare con le forze dell'ordine che stanno continuando ad indagare sulla faccenda. La percezione è che stavolta l'inchiesta si stia muovendo ad un livello più profondo, meno esteriore. Non ci sono state (almeno per ora) le solite operazioni Alto Impatto o i posti di blocco senza criterio. Il rafforzamento della sorveglianza di zona, la cosiddetta "pressione delle forze dell'ordine" fondamentale dopo una vicenda simile, è capillare ma non scontata.
Le indagini: al netto del racconto di due minori presenti sulla scena della sparatoria sfociata in omicidio e ferimenti, c'è da capire qual è il contesto di riferimento, quali siano stati meccanismi scattati, tali da determinare un evento del genere. Tante armi nella disponibilità di ragazzini: qualcuno le sta fornendo? Ci sono "marionettisti" che tirano le fila di questi gruppi? Oppure si tratta di elementi sciolti, nello stile dell'attuale fase criminale napoletana, ben documentata negli ultimi anni dalle relazioni antimafia e da quelle dei servizi d'informazione e intelligence?
Alle domande sulla natura dell'omicidio di Emanuele, classe 2009, risponderanno magistrati e poliziotti. Nel frattempo chi con lui condivideva scuola, scorribande e vita quotidiana pensa di celebrarlo in occasione di uno degli eventi più importanti per la guagliunera del rione Sanità: il cippo di Sant'Antuono (Sant'Antonio Abate) del prossimo 17 gennaio 2025.
Il mese precedente passato a recuperare (anche rubandoli) alberi di Natale da ogni luogo possibile e poi, in piazza, la notte giusta, un grande cippo, un rogo catartico e non autorizzato, spesso fonte di scontri tra gang e forze dell'ordine. Di solito quando nell'anno in corso c'è un morto, gli altri quartieri regalano un albero al cippo che ha perso un ragazzo. Chissà cosa accadrà la prossima notte di Sant'Antuono.