Ruotolo (Pd): “Superato il deluchismo, ora in Campania no candidati-Masaniello, dobbiamo battere le destre”

L’europarlamentare Pd, uno dei registi del campo largo progressista: “Il deluchismo è durato trent’anni: era ora di voltare pagina. Alle Regionali un candidato che unisca tutti”
A cura di Redazione Napoli
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Sandro Ruotolo, europarlamentare del Partito Democratico
Sandro Ruotolo, europarlamentare del Partito Democratico

Sandro Ruotolo, giornalista, già senatore e oggi europarlamentare e componente della segreteria del Pd di Elly Schlein sul sistema di potere in Campania non ha mai cambiato idea. Quando la posizione di Vincenzo De Luca in Regione era più forte che mai, Ruotolo già sosteneva che le scelte future del centrosinistra avrebbero dovuto guardare oltre il leader salernitano. E oggi che il suo terzo mandato è sfumato, dopo la sentenza della Corte Costituzionale che ha fatto a brandelli la legge regionale, Ruotolo con Fanpage immagina quel «campo largo del centrosinistra» di cui è stato il primo a parlare e che è stato il primo ad attuare in Campania: la sua elezione al Senato fu proprio possibile grazie all'unione delle forze progressiste e del Movimento Cinque Stelle, esattamente come lo fu quella di Gaetano Manfredi a sindaco di Napoli.

Ruotolo, è una decisione in parte attesa, quella della Consulta, ma che definisce chiaramente lo scenario politico futuro.

Noi avevamo già deciso che De Luca non sarebbe stato il candidato del campo democratico. La sentenza della Corte Costituzionale impedisce formalmente la sua candidatura, ma per noi quella pagina era già chiusa: non era previsto il suo nome.

Quella di non ricandidarlo è stata una scelta politica che porto avanti da tempo, condivisa anche dalla segreteria. Perché per le cariche monocratiche – e quella di presidente di Regione lo è – dieci anni sono più che sufficienti. Non stiamo parlando di un parlamentare che legifera: il presidente d'un ente così gestisce bilanci enormi, sanità, trasporti, politiche industriali… ha in mano il portafoglio della Regione. E dopo dieci anni ci vuole un limite. Anche per un sano ricambio della classe dirigente. Il "deluchismo" è durato trent’anni: era ora di voltare pagina.

Lei parla spesso di "superare il deluchismo". Ma in che senso?

Parlo di un modello di potere che in Campania ha contribuito alla degenerazione della politica. Un sistema in cui si pensava di poter fare a meno dei partiti, dove il potere si concentrava tutto in una sola persona. Ora vogliamo cambiare tutto questo. Non c’è più «l'uomo solo al comando», non c’è più il regno. C’è una comunità, c’è un "noi", c’è una squadra. Dobbiamo riaprire le porte dei partiti, restituirli agli elettori e non lasciarli nelle mani di chi è stato eletto. Avevamo già deciso questo cambio di passo, anche perché è cambiato il Partito Democratico. Ora bisogna pensare al futuro della Regione. Guardi, alcune cose in questi anni hanno funzionato, ma è tempo di marcare una discontinuità vera. E la discontinuità ce l'hai col campo: prima con De Luca non c'erano i 5 Stelle, non c'era Sinistra Italiana. Io anzi lancio un appello alla società civile: aiutateci a costruire il programma per il futuro della Campania.
Serve discontinuità, anche su questioni chiave: sanità pubblica, trasporti – penso al disastro ferroviario regionale – politiche industriali. E poi c’è il grande tema del lavoro: non solo lavoro povero, ma proprio la mancanza di lavoro nel nostro territorio.

Quindi il lavoro fatto in questi mesi ha già costruito un campo largo?

Sì, il campo largo c’è. C’è una piattaforma programmatica, è il "modello Napoli". Un modello di campo democratico, aperto, che include anche il civismo che è cosa diversa dalle "liste civiche". Napoli è piena di esperienze civiche vere, associazioni, organizzazioni della società civile.
Io ho sempre detto: la buona politica ha bisogno della società civile, e viceversa. Abbiamo definito cinque punti, tra cui la riduzione delle disuguaglianze territoriali, sociali e di genere. Vogliamo costruire questo programma insieme, noi da solo non siamo esaustivi, bisogna farlo senza presunzione.

Senta Ruotolo, molto direttamente: De Luca resta un interlocutore per il partito?

Ma De Luca se vuole stare nel campo, ben venga. L'avversario è la destra non ce lo dobbiamo dimenticara: la nostra avversaria è Giorgia Meloni, il governo nazionale, e questa destra che è pericolosa, in Italia come in Europa. Io penso che dobbiamo andare oltre De Luca. È un problema suo, se sta con noi, sta con noi ma senza veti. Dobbiamo avere un governo campano ma che si rapporta con il livello nazionale. Il governo attuale, con la sua autonomia differenziata e il disinteresse è contro il Sud. Per questo dobbiamo governare in Campania, poi in Puglia, Calabria.

Ultima domanda, se può sbilanciarsi: un identikit del candidato ideale?

Il nome ancora non c’è, non siamo a quel punto. Ma posso dirle questo: deve essere una figura che unisce, se non al 100%, almeno al 90%. Sui valori non si tratta, ma su tutto il resto sì. Serve un nome che sia garanzia per tutti, campano, magari napoletano. E, soprattutto, non abbiamo più bisogno di "Masanielli".

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