La Campania non è l’Umbria. A molti questa sembrerà un’affermazione scontata, eppure, se proviamo ad alleggerirla della scorza per andare in profondità, possiamo vedere come acquisti un significato molto diverso. Ovviamente, per evitare fraintendimenti valoriali e rivendicazioni campanilistiche fuori luogo, vale la pena precisare che il parallelo ha una valenza esclusivamente elettorale e non si allarga verso altre interpretazioni e fronti.
In questi giorni c’è chi ha provato a fare dei collegamenti, molto iperbolici, tra l’esito delle elezioni in Umbria, più che in Emilia Romagna dove il risultato era largamente prevedibile, e la scelta del candidato del campo largo per le prossime elezioni regionali in Campania, per sottolineare come dalla contesa tra Donatella Tesei e Stefania Proietti, sfidante del centro-destra voluta da Elly Schlein, ne uscisse rafforzata proprio quest’ultima nel momento in cui la segretaria si sta preparando al braccio di ferro più difficile e faticoso da quando è alla guida del Partito Democratico. Come è facile intuire, qui non parliamo di dover fare lo sgambetto al governo Meloni, di costruire un fronte comune tra le opposizioni e neanche di cercare di mettere la pace tra Matteo Renzi e Giuseppe Conte, ma al contrario il riferimento è allo scontro in essere con Vincenzo De Luca. Perché, proprio la Schlein ha più volte manifestato la volontà politica di trovare qui una nuova classe dirigente, di chiudere a fine corsa questa stagione amministrativa.
Ma pensionare De Luca, prescindendo dalla sua ostinatissima e fermissima volontà a proseguire, è un’impresa tutt’altro che facile, anzi titanica. Per certi aspetti, fu meno faticoso per Aldo Moro convincere Enrico Berlinguer a siglare l’intesa politica che portò alla nascita del compromesso storico, che per Elly Schlein provare a persuadere Vincenzo De Luca a farsi da parte. Molto probabilmente, se al posto della Schlein ci fosse pure Ethan Hunt, il personaggio interpretato da Tom Cruise nella serie cinematografica di Mission Impossible, non si eviterebbe un fallimento.
Ecco perché, la Campania non è l’Umbria. Qui, il centrosinistra non solo deve scegliere un candidato, ma quella è la parte meno difficile dell’impresa, ma deve tener conto che Vincenzo De Luca sarà della partita e comunque vada condizionerà pesantemente la tornata elettorale. Quindi, se così stanno le cose, la Schlein e gli alleati devono seguire necessariamente delle avvertenze. Innanzi tutto, la scelta del candidato non può essere fatta un mese e neanche tre mesi prima del voto, al contrario andrebbe ufficializzata almeno a un anno dal voto. Ciò significa individuare un candidato entro la fine dell’anno. In secondo luogo, bisogna evitare a tutti i costi di lasciarlo solo e alla deriva. Bisogna metterlo al riparo dagli attacchi sarcastici e schiacciasassi di De Luca e per farlo è necessario dotarlo sin dall’inizio di adeguate sponde politico-istituzionali, di supporto organizzativo, di occasioni credibili di audience e visibilità.
Infine, chiunque esso sia, il candidato deve essere politicamente coraggioso, deve dare giornalmente dimostrazione e testimonianza del suo cuore impavido, altrimenti rischia di essere asfaltato dalla grammatica e dalla narrazione deluchiana.
Se Elly Schlein riuscisse a portare a casa, almeno due di queste tre condizioni di partenza, lancerebbe alla comunità degli amministratori locali, che tanta influenza esercita nella composizione nelle liste e nel voto regionale, ma anche ai campani un messaggio di autentica forza, di convinzione che non pensa a qualche accordo al ribasso, che a differenza di altri prima di lei, non baratta i suoi principi per un pugno di voti. Insomma, la Campania non è l’Umbria, mentre De Luca è sempre De Luca.