Eduardo Scarpetta: “Amo Napoli e ci vivrò per sempre, ma resta una città invivibile”
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Protagonista della serie Netflix, Storia della mia famiglia, arrivata in piattaforma il 19 febbraio, l'attore napoletano Eduardo Scarpetta – erede della nota famiglia di drammaturghi e attori partenopei- che interpreta Fausto, un giovane padre sul punto di morire per un carcinoma ai polmoni, si è raccontato in un'intervista a Fanpage.it. Il personaggio da lui interpretato è campano, ma non è la prima volta che ricopre ruoli legati alla sua città, con la quale racconta di avere un rapporto piuttosto particolare.
Eduardo Scarpetta e il suo rapporto con Napoli
A Napoli, Scarpetta è nato e cresciuto, l'ha lasciata attorno ai 20 anni per frequentare il Centro Sperimentale di Cinematografia a Roma e iniziare la sua carriera da attore professionista. Dopo essere stato per diverso tempo lontano dalla città, vivendo nella Capitale, ha deciso di tornarci in pianta stabile, ma vivendola in maniera saltuaria, spostandosi da un set all'altro. Alla domanda su cosa lo attrae e cosa lo respinge della sua città, l'attore risponde francamente:
Partendo dal presupposto che io vivo a Napoli e vivrò per sempre a Napoli, la amo, è fantastica, la lontananza dal mare la soffro, vivo sulla Riviera di Chiaia col mare di fronte, ma resta una città invivibile. Sono scappato da Roma, caotica, per ritrovare il caos di casa mia, ma sono città simili. I parcheggi in sesta fila, il comportamento alla guida, l'incomunicabilità della città. Ma in città sto poco, la vivo un po' come una vacanza. Giro con la bicicletta elettrica, perché in macchina non puoi girare a Napoli, alle volte è pericolosa e questo chiaramente è triste.
L'attore, poi, ha aggiunto: "Non c'è nulla che mi respinge, sono contento di andare via da Milano e tornare a Napoli per un mese", ma non esita a soffermarsi sul fatto che, spesso, non è facile far valere le proprie ragioni in una città in cui vige una silente anarchia:
Ricordo una frase che mi disse mia sorella, "vogliamo tutti vivere in questi grandi centri, ma poi siamo inabili a vivere con gli altri". Se a te non frega niente di mettere la macchina in terza fila, vai a vivere nella giungla, dove non ci sono regole. Quando ho provato a dire qualcosa mi rispondono dicendo "Non rompermi le scatole", in maniera molto più colorita. Che, poi, significa: "Se nessuno mi rompe le scatole, ma perché devi rompermele tu"?